I viaggi di “Inachis” la farfalla
Un modo per entrare a contatto con la natura e toccarla con mano, cogliendone i più intimi segreti e riempiendo l’anima di paesaggi e colori. Questo è il senso racchiuso all’interno dei “viaggi” organizzati dall’Associazione Inachis Calabria-Castrolibero che in questa seconda tappa, ha esplorato i territori a confine fra la Sila Grande e quella Greca.
Il rigido inverno inizia ad essere solo un ricordo e lentamente nei territori della Sila, tutto ritorna a prendere vita. La flora diventa sempre più rigogliosa e viva, regalandoci colori e profumi sgargianti, i corsi d’acqua in questo periodo, essendo molto carichi, regalano degli scenari spettacolari fatti di cascate e la fauna invece, inizia a risvegliarsi e a popolare le montagne.
Il nostro percorso, partendo dalla località ‘Fossiata‘, seguirà i sentieri del CAI 512 e 512a, portandoci a formare un anello che prima ci farà guadagnare Colle dell’Esca e poi Cava dell’Orso, appena più sotto rispetto al punto di partenza.
Attraversare questi luoghi, significa immergersi in uno degli angoli più remoti e ben conservati dell’altipiano silano, costituito da alcune delle foreste più antiche di sua maestà pino laricio.
Il percorso che iniziamo ad esplorare, è anche conosciuto come Sentiero del Lupo, poiché è un dato certo il fatto che l’emblema del Parco, per via della posizione geografica strategica, utilizzava e viveva questi luoghi. Immaginando la sua presenza, iniziamo a guadagnare quota fino ad un piccolo quanto caratteristico cocuzzolo fatto di granito silano, che ci porta ad una radura dove è possibile ammirare invece la maestosità di alcuni esemplari rigogliosi di pino laricio.
Decidiamo così di attraversare anche i territori impervi della Sila Greca, arrivando così a raggiungere Colle dell’Esca. La natura è fatta anche di uomini che popolano questa terra e quindi di storie che si tramandano, come quella che Domenico, nostro socio fondatore, ci racconta mentre gustiamo il nostro pranzo al sacco in un rifugio di fortuna. Secondo un racconto orale, il nome deriva infatti dal dialetto di Longobucco ‘code e li asca‘, che significa colle del muschio, per via dell’ombrosità a cui è esposta la zona, che ha permesso una crescita abbandonante su pini e faggi di muschio.
Riprendiamo il cammino che ci porterà poi a Cava dell’Orso, seguendo le tracce di sentiero a mezza costa, completamente avvolti nella natura, scendendo verso la vallata del torrente Fossiata. Quest’ultimo, ci regala in alcuni tratti delle splendide cascate stagionali.
Camminiamo in discesa seguendo sempre il fragoroso corso d’acqua, raggiungendo il suo letto e arrivando in alcuni punti a guadarlo per poter proseguire il cammino.
La maestosità della vegetazione, il sentirsi osservati dalla fauna selvatica, il fragore e lo spettacolo generato dai corsi d’acqua, ci regalano delle emozioni talmente vive da essere quasi tangibili.
Emozioni che difficilmente scorderemo e che arricchiranno il nostro spirito.
Il rigido inverno inizia ad essere solo un ricordo e lentamente nei territori della Sila, tutto ritorna a prendere vita. La flora diventa sempre più rigogliosa e viva, regalandoci colori e profumi sgargianti, i corsi d’acqua in questo periodo, essendo molto carichi, regalano degli scenari spettacolari fatti di cascate e la fauna invece, inizia a risvegliarsi e a popolare le montagne.
Il nostro percorso, partendo dalla località ‘Fossiata‘, seguirà i sentieri del CAI 512 e 512a, portandoci a formare un anello che prima ci farà guadagnare Colle dell’Esca e poi Cava dell’Orso, appena più sotto rispetto al punto di partenza.
Attraversare questi luoghi, significa immergersi in uno degli angoli più remoti e ben conservati dell’altipiano silano, costituito da alcune delle foreste più antiche di sua maestà pino laricio.
Il percorso che iniziamo ad esplorare, è anche conosciuto come Sentiero del Lupo, poiché è un dato certo il fatto che l’emblema del Parco, per via della posizione geografica strategica, utilizzava e viveva questi luoghi. Immaginando la sua presenza, iniziamo a guadagnare quota fino ad un piccolo quanto caratteristico cocuzzolo fatto di granito silano, che ci porta ad una radura dove è possibile ammirare invece la maestosità di alcuni esemplari rigogliosi di pino laricio.
Decidiamo così di attraversare anche i territori impervi della Sila Greca, arrivando così a raggiungere Colle dell’Esca. La natura è fatta anche di uomini che popolano questa terra e quindi di storie che si tramandano, come quella che Domenico, nostro socio fondatore, ci racconta mentre gustiamo il nostro pranzo al sacco in un rifugio di fortuna. Secondo un racconto orale, il nome deriva infatti dal dialetto di Longobucco ‘code e li asca‘, che significa colle del muschio, per via dell’ombrosità a cui è esposta la zona, che ha permesso una crescita abbandonante su pini e faggi di muschio.
Riprendiamo il cammino che ci porterà poi a Cava dell’Orso, seguendo le tracce di sentiero a mezza costa, completamente avvolti nella natura, scendendo verso la vallata del torrente Fossiata. Quest’ultimo, ci regala in alcuni tratti delle splendide cascate stagionali.
Camminiamo in discesa seguendo sempre il fragoroso corso d’acqua, raggiungendo il suo letto e arrivando in alcuni punti a guadarlo per poter proseguire il cammino.
La maestosità della vegetazione, il sentirsi osservati dalla fauna selvatica, il fragore e lo spettacolo generato dai corsi d’acqua, ci regalano delle emozioni talmente vive da essere quasi tangibili.
Emozioni che difficilmente scorderemo e che arricchiranno il nostro spirito.
Testo e foto: Ass. Inachis Calabria-Castrolibero
www.inachis.org | [email protected]