Era una bellissima mattina di settembre e la piccola Anna già era sveglia da un bel pò; la mamma già l’aveva pettinata raccogliendole i capelli in due bellissimi codini che lei adorava tantissimo.
“Oggi è un giorno speciale” le dice la mamma
“Perché? Mica è il mio compleanno, è solo il primo giorno di scuola” rispose la piccola
“Dai, non fare la sciocchina, andrà tutto bene”
La mamma prende le chiavi della macchina per accompagnare la piccola a scuola ed Anna senza esitare salta giù dalla sedia e corre verso la porta di ingresso pronta ad uscire.
Durante il tragitto in auto Anna parlò veramente poco perchè pensava e ripensava alle parole che le aveva detto la mamma con la paura che avesse dimenticato qualche cosa importante che doveva svolgere a scuola, ma i suoi pensieri vennero interrotti nel momento in cui aveva notato che la mamma aveva preso una strada diversa.
“Mamma perché hai preso una strada diversa? Rischiamo di fare tardi così”.
“Tranquilla, inizi alle 9”.
“No mamma, faremo sicuramente tardi”.
Anna inizia a piangere e ad urlare perché non aveva per niente voglia di fare ritardo “Calmati, siamo arrivate”.
“Ma mamma questa non è la scuola”.
“Amore ma non hai bisogno della scuola, ormai sei responsabile, sei il sindaco della città”.
“Cosa sono io? Quando è successo”.
“Amore smettila di essere così sbadata, su vai che hai tanto lavoro da fare”.
Anna non capiva, che significa essere sindaco? E può una bambina di solo 8 anni gestire una città intera?
La città della piccola Anna era molto grande e quasi le faceva paura questa cosa, lei sapeva scrivere, sapeva leggere, sapeva le tabelline, ma non sapeva come gestire una città ma nonostante ciò si fa coraggio ed entra in quel grande edificio che le sembra quasi un castello
“È proprio grande qui, chissà dove devo andare”.
Passeggiò a lungo nei corridoi guardando tutte le foto che erano appese al muro, le guardò ad una ad una concentrandosi a capire cosa rappresentassero.
“Signorina”.
Anna si girò di scatto e vide che molto distante da lei c’era un bambino, più o meno aveva la sua stessa età.
Confusa si avvicina mentre il bambino continua a parlare. “Signorina, sono qui, sono il vostro assistente, mi chiamo Valerio e sono a vostra disposizione per qualsiasi dubbio lei abbia”.
“Ciao Valerio, io sono Anna, anche i tuoi genitori ti hanno portato qui per sbaglio? Pensa, mamma doveva portarmi a scuola ma ha detto che io sono il sindaco e devo lavorare qui, la mamma sarà stanchissima e probabilmente ha dato di matto”
“No signora, vostra madre non ha dato di matto, ha ragione, lei è il sindaco, e per non scoraggiarla ma c’è tantissimo lavoro da svolgere oggi”.
“Ma come può essere! Ho solo 8 anni, non posso portare avanti una città, ci sarà stato un errore”.
“Nessun errore glielo assicuro”
Anna lo guarda con una faccia confusa e non capisce come un bambino di 8 anni possa parlare in modo così da grande; lei le uniche parole che la fanno sentire grande sono “evidentemente” e “privacy”, la prima la mamma la dice spesso, la seconda l’ha ascoltata in tv e le sembrava complicata solo perchè finiva con una lettera diversa da quelle che lei ha studiato a scuola.
“Mi segua, il vostro ufficio si trova da questa parte”.
Valerio interruppe i pensieri della piccola Anna.
“Va bene, ma cos’è un ufficio?”.
“L’ufficio è una stanza allestita con vari comfort che fanno si che il vostro lavoro non vi risulti pesante”.
“Tipo una stanza dei giochi con la casa di Barbie e il castello delle principesse?”.
“No signorina mi dispiace ma qui non si trova nessuna casa di Barbie ne tantomeno un castello delle principesse, siamo arrivati”.
Alla vista di quella stanza ad Anna vennero quasi i brividi, era dipinta di due colori, bianco e grigio scuro, sembrava quasi un carcere di quelli delle serie tv che guardava suo padre. Al centro c’era una grandissima scrivania con vari articoli di cancelleria orribili.
“Signorina Anna se ha qualche richiesta mi dica pure”.
“Una richiesta c’è l’avrei: voglio le penne colorate e anche i miei pastelli”.
“Signorina ma non può mica firmare i documenti con le penne colorate!”.
“Non mi interessa, voglio le mie penne colorate!”. Scoppiò in un pianto capriccioso che subito fece stancare Valerio.
“Va bene signorina, non pianga, ogni vostro desiderio è un ordine”.
In me che non si dica ciò che aveva chiesto Anna era già sulla sua scrivania.
“Perfetto Valerio, grazie mille”.
Anna iniziò ad ambientarsi molto bene, chiese di ridipingere il suo ufficio di rosa e di sostituire tutti i vecchi libri che c’erano nella libreria con i libri delle sue favole preferite, addirittura venne installata un’aria gioco nel comune per lei e tutti i suoi amici. Ma prima o poi dovevano pur arrivare gli incarichi da sindaco.
“Buongiorno signorina, so che non è l’ideale iniziare la giornata così, ma abbiamo un problema con le strade, sono completamente tutte rotte, piene di buche e rischiamo di causare diversi incidenti, tutti i cittadini si stanno lamentando.”
“Buongiorno a te Valerio, quanti problemi oggi. La soluzione è molto semplice: sostituiamo l’asfalto con gomme da masticare rosa”.
“Signorina, ma come facciamo?”.
“Non mi interessa, avete detto che ogni mio desiderio è un ordine, io la soluzione ve l’ho trovata”.
“Giusto signorina, faremo il possibile”.
Stesso quel pomeriggio, l’asfalto grigio e bucato venne sostituito con un’immensa cascata di gomme da masticare rosa.
“Signorina, gli automobilisti stanno facendo diverse domande su come faranno a guidare su del chewing gum, poiché le ruote delle automobili non sono adatte e rischiano di bloccarsi”.
“Sostituite le gomme delle auto con delle rotelle di liquirizia, è semplice come soluzione”.
Anche questo accadde stesso quel pomeriggio e i cittadini iniziarono a provare un senso di ammirazione per questo nuovo sindaco misterioso che stava stravolgendo la città.
Arrivò l’autunno, e con l’arrivo dell’autunno gli alberi iniziarono a perdere foglie che si appiccicavano ovunque sulla strada di chewing gum.
“Signor sindaco”.
“Dimmi Valerio”.
“Stamattina c’è stata una rivolta dai cittadini che non riescono più a camminare per strada a causa di tutte le foglie che si appiccicano ovunque, vorrebbero abbattere gli alberi”.
“Ma Valerio cosa dici, sono impazziti, gli alberi ci donano l’ossigeno che respiriamo tutti i giorni, come hanno potuto pensare questo?”.
“Allora dovete trovare una soluzione”.
Ad Anna questa volta la soluzione non venne facile come per la strada, ci rifletté per una giornata intera, ma non riusciva a trovare soluzioni adeguate fin quando…
“Valerioo”.
“VALERIOOO”.
“Signorina, mi dia il tempo di arrivare da voi”.
“Valerio, ho trovato la soluzione, gli alberi il trasformiamo”.
“E come li trasformiamo?”.
“Semplice, i tronchi li facciamo di cioccolata, qualcuno al latte e qualcuno fondente, mentre per la chioma usiamo lo zucchero filato”.
“Signorina rischiamo che i cittadini mangiano gli alberi in questo modo, non credo sia fattibile”.
“Per me è fattibile, quindi cosa state aspettando?”.
E così anche gli alberi subirono la trasformazione del piccolo sindaco e ai cittadini sembrava gradire molto. Qualcuno tentava di mordere degli alberi ma, per chiunque veniva scoperto, c’era una sanzione amministrativa che consisteva nel non mangiare zuccheri per 24 ore e così non appena il primo cittadino venne punito con ciò, gli altri non ci provarono neanche ad addentare un albero.
Venne l’inverno, il freddo iniziò a farsi sentire e nella testa della piccola Anna l’idea di fare qualcosa per i suoi cittadini bolliva da un paio di settimane.
“Valerio, cosa possiamo fare?”
“Beh signorina, potete far installare delle stufe in tutta la città”.
“Valerio, non essere sciocco, come faccio ad installare delle stufe in tutta la città”.
“Avete fatto diventare degli alberi di cioccolata, non vedo come non potiate installare delle stufe in giro”.
“No Valerio serve qualcosa di più originale”.
Anna non si sarebbe fermata di certo ad una cosa così banale e l’idea gli venne a casa mentre sua madre gli stava preparando una cioccolata calda.
“Ci sono!”
“Cosa hai pensato questa volta piccoletta?”, rispose la madre.
“Farò installare delle fontane di cioccolata calda in modo che i cittadini quando hanno troppo freddo possono prendersene una gustosa tazza”.
“Ottima idea”.
“E farò costruire case di marshmallow in modo che possano staccarne un pezzo e inzupparlo nella cioccolata”.
Il giorno seguente tutte le idee vennero comunicate al suo assistente Valerio che in me che non si dica fece diventare le idee di Anna realtà.
“Grazie Valerio, sei sempre unico”.
“Questo ed altro per il sindaco migliore che questa città potesse avere”.
Le idee di Anna continuavano ad aumentare: i pali della luce diventarono enormi bastoncini di zucchero natalizi, le case iniziarono ad essere tutte colorate come gli involucri delle caramelle, le panchine vennero costruite con i wafer e tutte le giostrine del parco diventarono delle caramelle gommose. Passato il freddo anche le fontane che erogavano cioccolata calda si trasformarono in fontane di succo di frutta fresco per affrontare il caldo.
“Signorina, in vista dell’estate bisogna portare delle novità per le spiagge”.
“Questa la sto pensando da molto, trasformiamo il mare in cioccolato fuso”.
“Le persone secondo lei farebbero il bagno nel cioccolato fuso?”.
“Tu non lo faresti?”.
“In realtà pensandoci si”.
“Perfetto, allora il mare sarà di cioccolato fuso mentre la spiaggia sarà zucchero”.
“Zucchero?”.
“Si, così non ci saranno più quei tremendi granelli di sabbia e la mamma non urlerà più quando li trova in giro per casa”.
Anche questa richiesta fu accolta e i cittadini passarono un’estate veramente molto dolce. Nessuno si era lamentato del nuovo sindaco, anzi volevano che durasse per sempre, così per ringraziarlo organizzarono una grande festa.
Anna si preparò al meglio per questa grande evento. Allestirono un palco, ovviamente fatto di cioccolata, proprio sotto al comune e lei scelse un vestito di zuccherini rosa fantastico. L’ora di presentarsi ai cittadini era giunta e non appena salì sul palco venne accolta con un grande applauso che andò subito a spegnersi e venne sostituito con lo stupore dei cittadini nello scoprire che l’artefice di tutto il cambiamento che aveva subito la città , fosse una bambina di soli 8 anni.
“Salve a tutti, io sono Anna; lo so forse sono un pò piccola per gestire una città ma mi piace molto. Mi è piaciuto molto trasportare voi adulti nella fantasia di noi bambini, ed è per questo che ho fatto tutte queste richieste strane; mi piace vedere la vostra faccia stupita come la faccia stupita di un bambino che ha appena ricevuto da Babbo Natale il regalo che desiderava. Voi adulti siete sempre di fretta, correte di qua e di là tra lavoro e famiglia e non vi soffermate mai ad immaginare cose irreali che potrebbero rendervi felici. Avete ancora la fantasia di quando eravate bambini ma non avete più il tempo di metterla in atto, ed è per questo che vi ho regalato un pò della mia fantasia e spero di poterlo fare anche in futuro”
In quell’istante partì un applauso che sciolse il cuore della piccola Anna, che si trovava su quel palco ad abbracciare il suo assistente Valerio per averla assecondata in tutto, mentre tutti i cittadini iniziarono quella grande festa con musica e buon cibo, ma proprio quando tutto sembrava andare per il meglio,Valerio gli disse: “Svegliati devi andare a scuola altrimenti fai tardi”.
“Cosa?”.
Neanche il tempo di pronunciare le ultime parole che tutto ciò che aveva intorno svanì nel nulla.
“Anna dai svegliati facciamo tardi”.
La voce di sua madre le fece aprire gli occhi, e solo lì si rese conto che non c’era nessun mare di cioccolata e nessuna strada fatta di chewing gum e che tutto ciò che aveva vissuto era solo un sogno.
“Mamma ho fatto un sogno bellissimo, la spiaggia era di zucchero, le fontane di cioccolata calda d’inverno e di succo alla frutta d’estate, c’erano le panchine di…”
“Anna dai me lo racconti in macchina sono di fretta”
La piccola Anna sbuffò e disse :
“Ecco cosa intendo quando dico che gli adulti sono sempre di fretta.
“Come vorrei vivere a ChocoLand ora!”
Anna Romito, Torre del Greco