Il Santuario dove è custodita la Madonna del Pettoruto si trova a San Sosti, nell’alta Valle dell’Esaro che poi altro non è, che la parte più meridionale del Parco del Pollino calabrese, ai piedi dei monti Mula e Montea. Il nome pettoruto deriva da “petruto” cioè pietroso, roccioso, proprio come il paesaggio circostante percorso da centinaia di fedeli, ogni anno, per arrivare al santuario. Quando sono arrivato davanti a tutto ciò, mi sono reso conto della maestosità di questo posto.
Come capita per altri luoghi di culto del Pollino, anche per il Santuario della Madonna del Pettoruto esiste una leggenda che narra della sua edificazione e della statua amata dai fedeli.
La tradizione popolare attribuisce la realizzazione della statua della Madonna del Pettoruto a Nicola Mario di Altomonte. Siamo nel 1400 e l’uomo scappa dal paese natio perché accusato di omicidio. Durante questa latitanza, comparve davanti ai suoi occhi la Madonna con il Bambino e, questa visione, portò Nicola a scolpire, nella roccia di tufo, l’immagine. L’uomo venne poi scagionato dall’accusa di omicidio per la quale si professava, da sempre, innocente. Duecento anni dopo, l’immagine scolpita da quell’uomo venne ritrovata da un giovane pastore sordomuto in cerca di una pecora scappata dal suo gregge. Alla vista dell’effigie della Madonna con il Bambino, il pastore tornò a parlare e la Vergine gli affidò il compito di raccontare questa storia a tutti in modo da costruire un santuario a lei dedicato. Verità o leggenda, il Santuario della Madonna del Pettoruto oggi veglia su San Sosti e, dal 1979, è basilica minore per volontà di Papa Giovanni Paolo II.
La caratteristica principale della Madonna del Pettoruto è l’essere scolpita a mezzo busto e non a figura intera come normalmente accade per altre. Sotto l’occhio destro c’è una cicatrice a cui è legata un’altra legenda. Alcuni briganti volevano dimostrare che la Madonna ritratta era fatta di carne e per fare questo incisero parte del viso dal quale uscì fuori il sangue. Nella mano destra tiene un ramo di melograno, considerato simbolo di fertilità, che ha reso la Madonna del Pettoruto molto “invocata” dalle donne con problemi di sterilità. A settembre i fedeli si mettono in marcia lungo il percorso tortuoso che porta al Santuario per omaggiare la Vergine, mentre la prima domenica di maggio una bambina è la protagonista della “festa della cinta”. La giovane ha in testa un cestino adornato con fiori e seta e riempito di cordicelle di cera e si dirige verso il Santuario, dove questa cinta verrà distrutta e distribuita fra i fedeli che le daranno fuoco nei momenti di difficoltà.