Viaggiare è sia uno stimolo che la soddisfazione di uno stimolo. L’impulso di viaggiare può venire da una passione o da una curiosità: approfondire o conoscere qualcosa, come una lingua, visitare un museo, assaggiare il cibo tipico, acquisire maggiore esperienza.
Viaggiare è però qualcosa di più grande: è un modo di rimetterci in gioco ogni volta in un ambiente nuovo. Iper-stimolare i nostri sensi e il nostro cervello per un periodo limitato, rompendo gli schemi della routine, acquisendo conoscenza e vivendo in modo diverso. Per questo spesso, dopo grandi cambiamenti nella vita, dopo esperienze negative o in fasi di poca motivazione, ci viene voglia di viaggiare o ci viene consigliato un viaggio. Ci scuote, ci ricarica, ci ispira.
Sant’Agostino ha scritto una famosa frase: La vita è come un libro e chi non ha viaggiato ne ha visto solo la copertina.
Fabrizio De André nella sua bellissima canzone “Khorakané” ha scritto un verso bellissimo “per la stessa ragione del viaggio: viaggiare”.
Tolkien a proposito di viaggi e viaggiatori, nel suo mondo fatato del Signore degli Anelli ha scritto “non tutti coloro che vagabondano si sono persi”.
Insomma viaggiare è arricchire la propria vita e in un certo senso ricrearla.
In una bellissima poesia, Gabriel Garcia Marquez ha definito il viaggio con parole perfette:
Viaggiare è andar via di casa,
è lasciare gli amici
è provare a volare.
Volare imparando altri rami
percorrendo altre strade
è tentar di cambiare.
Viaggiare è travestirsi da folle
dire “non mi importa”
è voler ritornare.
Ritornare apprezzando quel poco
degustando una coppa
è di nuovo provare.
Viaggiare è sentirsi poeta,
scrivere una lettera,
è voler abbracciare.
Abbracciare arrivando a una porta,
agognando la calma,
è lasciarsi baciare.
Viaggiare è farsi mondano
conoscere altra gente
tornare a cominciare.
Viaggiare è andar via di casa,
travestirsi da folle
è dire tutto e niente con un bollo postale.
Dormire in un altro letto,
sentir che il tempo è breve,
viaggiare è ritornare.