Un paese di 3500 anime e ben due prodotti di Denominazione di Origine Protetta. Quando sono arrivata a Rotonda mi sono accorta che questa non è solo la casa del Parco Nazionale del Pollino, ma è anche il luogo dove si possono gustare la melanzana rossa e il fagiolo bianco due prodotti di eccellenza che si fregiano del marchio DOP. Un caso decisamente unico se si pensa ai numeri del paese lucano. Ma perché piace così tanto questo fagiolo bianco? Quali sono le sue caratteristiche? Intanto ci accorgiamo di una differenza sostanziale già al tatto perché è molto liscio nel suo totale candore. La sua peculiarità maggiore è che ha un alto valore proteico. È un alimento “povero”, tipico della tradizione del Pollino lucano e molto popolare perché riesce ad essere presente in tavola per tutto l’anno. Da agosto ad ottobre si possono trovare freschi, negli altri mesi si possono apprezzare secchi. Ma come li possiamo gustare? Quando ci sediamo a tavola, a Rotonda, ci possono portare un piatto di lagane e fagioli oppure un bel piatto di minestra impastata di patate e fagioli. Qui raccontano che persino Garibaldi, di passaggio a Rotonda, rimase così ingolosito dal sapore dei fagioli bianchi che ne prese un pugno per portarli nella sua Caprera. Verità? Finzione? Non importa. Quello che resta un dato di fatto è la qualità dei fagioli bianchi.
Avete presente uno scrigno? Uno scrigno di quelli preziosi, piccoli ma con dentro tesori inestimabili. Ecco, Civita ai miei occhi è apparsa esattamente così. È un paese di poco meno di mille anime ma ricco di una bellezza come pochi all’interno del Parco del Pollino. A Civita ho imparato tanto della loro antica storia mescolata a quella degli albanesi scappati dalla madre patria nel quindicesimo secolo durante le persecuzioni turche. È anche grazie alla loro cultura e ai loro insediamenti se Civita fa parte della rete dei Borghi più belli d’Italia.
Una delle cose che caratterizzano Civita è il ponte del diavolo. Anche il nome è caratteristico: raccontano, infatti, che sia chiamato così perché il luogo in cui è costruito appariva inaccessibile all’uomo. Come sarà stato costruito? E quando? Il periodo si fa risalire al Medioevo e il luogo dove è costruito ha fatto credere che ci fosse la mano demoniaca e non umana. C’è poi chi racconta che ci fu un patto fra il diavolo e l’uomo che volle farlo edificare in cambio dell’anima del primo essere umano che vi transitasse. L’uomo ci fece passare una pecora scatenando l’ira del diavolo che cercò di distruggere quel ponte costruito da egli stesso troppo bene. Così bene che cadette nel fiume mentre il suo ponte rimase lì.
Durante la mia visita a Civita sono rimasto colpito anche dalle architetture religiose come Santa Maria Assunta o ancora dall’interessante Museo etnico arbëreshë. Impossibile poi non restare affascinati dalle Case Kodra: nel borgo si possono incontrare queste case “parlanti” che hanno il viso umano con occhi, naso e bocca chiamate così in omaggio al pittore albanese Ibrahim Kodra. Sempre guardando le case di Civita si possono notare i particolari comignoli dalle forme più varie e diversamente agghindati a seconda dell’estrazione sociale delle famiglie. L’ennesimo carattere distintivo di un luogo piccolo ma pieno di bellezze che incantano.
La ricchezza di un altopiano dalle stagioni mescolate
Quello che per tanti abitanti della Sila sembrerebbe ormai banale e risaputo, è per molti un fenomeno caratterizzante di un territorio più unico che raro. Svegliati dai caldi raggi primaverili e riavvolti alla sera dalla gelida brina invernale. Rigenerati dal primo pic-nic all’aperto e nuovamente rinvigoriti dalla freschezza di una mattinata innevata. Una vera e propria commistione di stagioni, un inverno che pare primavera e una primavera che facendo qualche passa indietro, nuovamente, cede il posto all’inverno. La posizione geografica e il clima particolarmente rigido, rendono, durante il periodo a cavallo tra l’inverno e la primavera, l’altopiano silano, un luogo inaspettato e ricco di sorprese. Mettere via i maglioni di lana per lasciare spazio a pantaloncini e t-shirt, per poi ricredersi a distanza di ore e tirar fuori ancora una volta tute da sci e scarponi. Percorrere un sentiero in mountain bike, risalire una montagna con sci o ciaspole, passeggiare in mezzo ai primi fiori di zafferano selvatico per poi ridiscendere a distanza di ore, un pendio innevato con sci e scarponi ai piedi e assistere alle suggestive nevicate di marzo. Insomma il “PrimVerno” silano sembra non lasciare spazio a certezze e cambi armadio stagionali: scorci mozzafiato regalati da un’unione, da una danza mistica che porta due stagioni così differenti come l’inverno e la primavera a mescolarsi dolcemente, conducendo la danza del tempo a giorni alterni. Fenomeni metereologici di questo tipo si verificano in pochissime parti del mondo e noi, grazie alla nostra bella Sila, abbiamo l’enorme privilegio e il piacere di poter godere ancora per qualche mese, di questa meravigliosa danza stagionale.
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Viaggio nelle foreste del Parco Nazionale della Sila, seguendo le tracce dei veri padroni di queste antiche e austere montagne dell’Appennino italiano.
In una freddissima mattina di fine novembre, quando sui monti la prima neve ammanta boschi e praterie, il passo verso il cuore del Parco Nazionale della Sila è breve! Dopo aver lasciato la strada asfaltata e preso una sterrata, proseguo a piedi il mio cammino all’interno della foresta, osservando scrupolosamente un religioso silenzio! Le spoglie chiome dei faggi, conservano ancora poche e secche foglie, che al minimo alito di vento, osano timidamente disturbare la pace che in questi posti da epoche immemorabili, regna sovrana, specie nei periodi in cui l’uomo, abbandona la vecchia montagna per scendere nella valle. Dopo aver percorso diversi chilometri, le uniche tracce sono di una Lepre e di una Volpe, che sembrano rincorrersi l’una con l’altra in un gioco festoso, pur sapendo, che la seconda avrà certamente fatto più di un pensiero sulla prima. Con queste pungenti temperature è dura per ogni animale selvatico! Mi trovo, solo, nella Sila Grande, in uno scenario mozzafiato, con panorami unici, un paradiso bianco al centro dell’azzurro Mediterraneo! La Sila non è una montagna qualsiasi, buia e malinconica; la Sila è una radiosa creatura ricca di tanto fascino e di un inspiegabile benigno mistero. Tra svettanti e rugosi pini larici calabresi, con qualche Abete bianco frammisto all’interno dei lembi di faggeta, a un tratto le mie orecchie sentono un veloce sgambettare, che sarà mai? Per pochi ma interminabili secondi, ai miei occhi, appare una delle più belle scene di sempre: tre lupi che rincorrono due caprioli, in una disperata lotta per la sopravvivenza, all’interno di uno dei più bei parchi naturali italiani, in Calabria, nel profondo sud dell’Italia! Le emozioni e le sensazioni sono uniche, trasmettono la grandezza della natura che ancora oggi, quaggiù, riesce a stupire chiunque. Il mio cuore esplode dalla gioia, pur sentendomi un intruso, ma del resto, in tutto quel contesto io non c’entro niente, da piccolo uomo posso solo ammirare e stare in silenzio! Dopo ore d’intenso e faticoso cammino alla ricerca dei lupi della Sila, alla fine, a essere appagato, non sarà solo l’occhio. Proseguo, tra mille pensieri, fantasticando un mondo che per fortuna ancora c’è, vive ed è così vicino, c’è l’ho intorno, basta solo alzare lo sguardo, ovunque esso sia rivolto. La mia anima è finalmente pregna di Sila, della sua selvaggia aria e del suo intimo profumo, in un timido giorno che dà l’inizio alla stagione invernale, la più dura ma altrettanto anche la più austera tra le stagioni silane, ognuna diversa dall’altra ma sempre accomunate da un’invisibile unione: la bellezza eterna! Il Lupo appenninico (Canis lupus italicus) è il vero e unico padrone di queste foreste, lo è da sempre, lo sarà anche quando l’uomo, avrà finalmente capito che quest’animale, in fondo, non è per niente malvagio, rappresenta solo l’unicità di un territorio d’inestimabile valore. Non bastano i sogni per vivere profonde emozioni. Con tanta pazienza, un po’ di fortuna e un sano rispetto per questi posti, sarà possibile tuffarsi in angoli ameni di una fantastica montagna, custodita all’interno del Parco Nazionale della Sila.
“Ciak Weekend – 48 h per raccontare un luogo” non smette di stupirci! L’ultimo prodotto di questa prima edizione, che si è tenuta dal 9 all’11 dicembre 2016 a Roseto Capo Spulico, porta la firma del collettivo SilverNut, composto da Matteo Campanaro e Giulio Noce. Purtroppo a poche ore dalla fine del concorso i due partecipanti hanno dovuto ritirarsi per motivi personali. Ma, nonostante tutto, la redazione di Leggoscrivo ha voluto valorizzare e promuovere il lavoro del collettivo. Ed ecco che ve lo presentiamo!
Il Ritorno è un corto che racconta di Federico II tornato dal passato a Roseto Capo Spulico per amminarne le affascinanti bellezze naturalistiche e la sua storia, ancora viva nel ricordo dei suoi abitanti, turisti e viaggiatori passeggeri. Si sofferma sui luoghi che lo hanno ospitato: dal suo castello, dove si ferma ad ammirare il mare cristallino, ai vicoli del paese, con le sue strettoie e le sue piazze. Un breve viaggio tra i colori di un posto magico, dall’alba al tramonto.
Non vi resta che dare un’occhiata!
Buona visione a tutti
Sara è il titolo del cortometraggio realizzato per la prima edizione del concorso “Ciak Weekend – 48 h per raccontare un luogo”, realizzato nel comune di Roseto Capo Spulico dai registi Tore Iantorno Asta e Pino Torcasio, un viaggio filmico tra passato e presente, sulle tracce di Federico II e la mitologia legata ad esso. A partecipare un vero e proprio cast di professionisti come Maria Grazia Aiello e Paolo Mauro, entrambi talenti locali.
Un prodotto interamente girato in bianco e nero, dal fascino autentico, ricco di spunti.
Adesso non ci resta che augurarvi buona visione e di seguire le nostre novità! In cantiere molte idee per la seconda edizione.
Vi presentiamo un’altra creazione, realizzata per la prima edizione di Ciak Weekend – 48 h per raccontare un luogo. Uno spot realizzato da Gianluca Salerno, un giovane regista in erba, che insieme alla sua co – regista Melissa Salerno, hanno dato vita a un viaggio sensoriale alla scoperta dei luoghi, ma soprattutto delle esperienza che il comune di Roseto Capo Spulico offre ai suoi tutristi e ai suoi viaggiatori. Un contributo fresco, adatto per la promozione del territorio e della sua tradizione.
Lo spot ha l’obiettivo di raccontare l’esperienza di un turista ideale nel paese di Roseto Capo Spulico. Attraverso un ritmo incalzante le immagini scorrono verso lo spettatore che rimane incuriosito dalle bellezze che il luogo offre al suo sguardo. Il video dà un assaggio del luogo e delle sue bellezze, un assaggio da poter gustare con lentezza, ma solo una volta arrivato sul posto.
Buona visione e date un’occhiata ai cinque video realizzati per questa bellissima esperienza.
Antonio Martino, il giovane regista di Isola Capo Rizzuto vincitore del premio Ilaria Alpi 2007, nell’ambito del concorso “Ciak Weekend – Realizza un video in 48 h”, che si è svolto dal 9 all’11 dicembre 2016, ha presentato il documentario “Radici”.
Il regista ha fortemente voluto sottolineare una distanza tra la storia antica e la cultura popolare, frutto degli eventi accaduti negli ultimi 200 anni, come il baronato e lo schiavismo. Il Castello federiciano è guardato da lontano, come fanno i protagonisti, che ne conoscono le fattezze ma non lo ritengono un luogo speciale per la sua storia e per Federico II.
Antonio Martino ha ricevuto una menzione speciale dalla giuria del concorso, composta da Bruno Roberti, professore del Dipartimento di Studi Umanistatici dell’Unical, Francesco Graziadio, Direttore Responsabile della testata locale Cronache delle Calabrie, dal professore Rocco Franco, esperto di storia e di Federico II, da Ilaria Di Leva e Andrea Belcastro, Direttori Artistici del concorso, e Tiziana Musumeci rappresentante del Comune di Roseto Capo Spulico.
Buona visione! Date un’occhiata al canale vimeo del conorso per scoprire tutti i lavori realizzati per la prima edizione di Ciak Weekend – 58 h per raccontare un luogo.
Un weekend per raccontare Roseto Capo Spulico, le sue bellezze e la storia che avvolge il borgo, immerso nella magia di Federico II e della mitologia legata ad esso. È questa la sfida in cui si sono
cimentati cinque videomakers di diversa provenienza che, da venerdì 9 a domenica 11 dicembre 2016, hanno trasformato i vicoli del centro storico e le location più suggestive in un set cinematografico a cielo aperto. Un concorso alla sua prima edizione, nato dal desiderio di ricostruire la memoria collettiva, valorizzare le eccellenze del territorio e stimolare una lettura dei
luoghi assolutamente inedita.
Il Futuro è nella Storia (di Leonardo Calvano) from Ciak Weekend on Vimeo.
“Ciak weekend – Realizza un video in 48 h”, un progetto che s’inserisce tra gli eventi della manifestazione “Serenate a Federico – Incontri d’Autunno”, ideato dalla redazione del portale
www.leggoscrivo.com, promosso dal Comune di Roseto Capo Spulico, Officine delle Idee, con il patrocinio del dipartimento di Studi Umanistici dell’Unical e di Calabria Film Commission, porta
con se’ l’obiettivo di promuovere il turismo esperienziale e far scoprire, attraverso le risorse identitarie e la voce delle comunità, l’anima dei nostri territori.
Salvatore Iantorno Asta accompagnato dall’attore e co-regista Pino Torcasio, Leonardo Calvano, Francesco Cristiano, Antonio Martino e Gianluca Salerno: sono questi i nomi dei registi e aspiranti tali che con creatività e stile da vendere hanno regalato al borgo di Roseto un fine settimana all’insegna del cinema e dello storytelling, coinvolgendo attivamente gli abitanti del posto, i veri
protagonisti dell’iniziativa. C’è chi ha scelto di ripercorrere le linee del genere documentaristico, chi lo spot di promozione
territoriale, chi invece ha costruito un corto e ci ha regalato una visione nuova della storia, importante perché alla base delle nostre radici, ma anche metafora essenziale per le nuove generazioni.
“Il futuro è nella storia” è infatti il titolo del video realizzato da Leonardo Calvano, il vincitore del concorso. Un corto/spot che racconta di un giovanissimo astronauta appena atterrato con la sua navicella spaziale sulla spiaggia di Roseto. Lo stesso che esplora il borgo, imbattendosi nei suoi abitanti, tutti appartenenti alla vecchia generazione. “La volontà è stata quella di voler sottolineare come il futuro della generazione di Gabriele Madormo, il protagonista del mio lavoro, risieda proprio nella valorizzazione del passato. Un dualismo generazionale – ci racconta il videomaker – che è proficuo e che dovrebbe rappresentare un valore aggiunto, un momento di confronto, necessario al futuro, che è in mano ai giovanissimi”.
Ma non sono mancate le sorprese! Il presidente di Giuria, il professor Bruno Roberti insieme al Caporedattore di Cronache delle Calabrie Francesco Graziadio, con l’assenso degli altri
componenti, hanno deciso di assegnare ad Antonio Martino, vincitore del premio Ilaria Alpi 2007, una menzione speciale. Un plauso per l’idea di regia e la forza documentaristica della sua
produzione, dal titolo “Radici”.
Per info e contatti:
[email protected]
www.quilafesta.it/serenateafederico
Fb: Serenate a Federico – Incontri d’Autunno
Non è l’inizio di una novella di “Le mille e una notte”, ma bensì un episodio realmente accaduto nel Parco Nazionale della Sila.
La piccola femmina venne ritrovata da due ricercatori nel sottobosco circa un anno fa. Nel tentativo di soccorrerla, credendola da sola, i due studiosi alterarono il suo odore, causando così l’allontanamento della madre. Prontamente affidata agli uomini del Corpo Forestale dello Stato (oggi Ufficio Territoriale Carabinieri per la Biodiversità) riuscì a sopravvivere al suo triste destino. Con passione e professionalità gli uomini del Parco hanno accudito, in questi mesi, la piccola femmina di capriolo, diventata per eccellenza la mascotte della riserva.
Oggi Mary, questo il nome della femmina, è ritornata a gironzolare e saltellare nel centro visite di Cupone. Elegante, dalla bellezza meravigliosa, con i suoi occhi profondi cattura lo sguardo dei bambini e non solo. In queste settimane il Commissario Straordinario, Professoressa Sonia Ferrari e il neo Direttore dott. Giuseppe Luzzi stanno programmando una serie di iniziative per valorizzare e promuovere maggiormente il Parco. Ricordiamo che il Commissario straordinario da tempo si impegna con professionalità per l’ente.