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Normanni e svevi popolavano Irsina. Qui vicino a Matera c’è un tesoro nel tesoro. Dopo aver visto la Capitale europea della cultura, consiglio di fare un giretto in questa cittadina della provincia dove l’arte la fa da padrone. Chiese, palazzi e altri luoghi della cultura animano la vita di Irsina. Ce ne sono alcuni molto belli legati a nomi che hanno fatto la storia di questi luoghi. Palazzo Lombardi; Palazzo Cantorio; Palazzo Angeletti e Palazzo Nugent meritano tutti di essere visti. E poi bisogna passare da Porta Arenacea, Porta Maggiore, Porta Provvidenza e Porticella dei Greci. Ma la cosa che mi ha colpito di più di Irsina è il convento di San Francesco che poi è l’ex castello di Federico II (la traccia normanna di fa vedere più che mai). La chiesa ha subìto diversi restauri fino ad avere l’ultima facciata, quella attuale, di natura barocca risalente al Diciottesimo secolo. Dentro c’è un bellissimo Crocifisso in legno vicino all’altare e alla statua di San Vito. Nel Convento-Chiesa di San Francesco si può visitare anche la cripta decorata da affreschi con il Redentore, l’Incoronazione, la Crocifissione e la Resurrezione. Tutto molto bello. Passando da queste parti si deve vedere anche la chiesa di Santa Maria dell’Assunta e la chiesa della Madonna della Pietà.

Matera
Inenarrabile.
Quando i miei occhi furono catturati dalla tua…
spaventosa, poderosa possanza,
da quella mostruosa mostranza
di gigantesca fortezza sassosa.
Terrore puro, sublime roccaforte
sperduta nei millenni di secoli,
emani in me solo impotenza,
bassezza, debolissima fragilità d’uomo.
Murgia, sovrastante ogni umana immaginazione,
prospettiva di terribile bellezza, quale squarcio,
quale spaccante stupore, quale costernazione
tu doni al mio vedere,
ora muto, ora accecato
in ogni pensiero.
Come rapisce l’anima mia
questa cinta di mura
possente, non curante
della sua devastante forza
nel mio umile immaginario di sassi.
Come fiatare,
come proferir fessura di bocca
se le tue cavità, Gravina,
mi disegni con un’audacia, con un’eleganza oltrepassante
ogn’ordine e misura?
Come piombai
in questo spazio incastonato,
incastrato in un tempo sì remoto e travolgente?
Silenzio, manchevole dentro.
Come non stramazzare
ad ogni occhiata mozzafiato,
e capitolare tra ponti e metri sospesi,
senza padronanza,
tra incanto e mortale spavento?
Quanto povera la vita d’un esploratore,
se non ti deruba, non ti risucchia con gli occhi,
non ti spolpa nella tua tonante,
persistente suggestione.
Più ti contemplo e più affondo nelle mancate parole,
non ne ho a sufficienza.
Non ne posso avere, se da un semplice mattino
tu mi distruggi, mi scomponi e decomponi
con tal spavalda, tracotante potenza.
Dispnea.
L’aria cessa di esistere, resistere
al tuo troneggiare petroso.
Alla vita umana attenti, tu non desideri essere guardata
con occhi compiacenti:
tu divori le carcasse d’uomo, una micidiale
possessione eserciti sul mio sguardo di passante.
E chi mai dimenticherà questa foga demolente,
che decima, scava e scova una nudità perenne
di pensieri e parole?
Come omaggiare ogni tua singola pietra,
ogni grotta d’ancestrale rimembranza,
ogni pezzo di tufo, ogni pezzo di pane,
ogni chiesa rupestre, ogni centimetro di ossigeno,
ogni suono di campana celestiale,
ogni soffio di vento che crea
scanalature, incavature, increspature nell’anima mia,
similari a uno scenario tolkieniano,
sprezzante e straziante dinanzi alle pupille mie
spalancate, impallidite, sbiancate?
Matera, di sera, di giorno,
nel frastuono del mondo o nel silenzio del vagabondo,
è un miracolo che s’avvera ad ogni sporta
di tempo e intensità piantati.
Il sentore rimane, su quell’ammassamento,
d’una formica appesa sulla cima
d’una magnifica roccia indimenticata,
indimenticabile.

Con la famiglia siamo andati a Matera per visitarla dato che è diventata Capitale europea della Cultura 2019. Avevamo voglia, però, di vedere anche altro. Di vedere un po’ di natura. Per fare questo basta andare a 30 chilometri dalla città e arrivare a Grottole che è uno dei punti di ingresso per l’area protetta della Riserva naturale di San Giuliano. Un’oasi gestita dal Wwf che prende il nome dell’omonimo lago costituito negli anni Cinquanta. Proprio il “neonato” lago ha portato qui tutta una serie di uccelli acquatici. Se si è fortunati puoi scorgere qualcuno fra l’airone cinerinio o quello bianco maggiore, garzette, svassi, folaghe oppure il cormorano, il moriglione, il fischione, la volpoca, l’oca selvatica o anche la moretta tabaccata che è molto ma molto rara. La fauna qui è un fatto di dna del territorio. C’è sempre stata. È così talmente tanto presente che è stato ritrovato uno scheletro di balena, vicino alle sponde del lago, che gli studiosi riconducono addirittura al plestocene! E la balena era lunga ben ventisette metri! Grottole, in effetti, è proprio a stretto contatto con l’elemento acqua se pensiamo che è racchiusa fra i fiumi Basento e Bradano. Vicino a quest’ultimo fiume c’è l’omonima valle ed è qui che, dall’elemento acqua, si passa a quello più strettamente legato alla terra ovvero il Bosco Coste. Qui ci siamo fermati a fare un breve pic nic (con l’ottimo pane di Matera naturalmente), e ammirare i grandi alberi. È stata una bellissima giornata fatta di famiglia e di elementi fondamentali della nostra natura senza saltare una tappa al Castello di Sichinolfo.

Lo scrittore Giancarlo De Cataldo è il vincitore del premio “Ischia Truman Capote”, seconda edizione, assegnato nell’ambito del World Script market del 17esimo Ischia Global Film e Music fest (14-21 luglio), sezione presieduta quest’anno da Erri De Luca.
”Un premio dedicato a scrittori tra cinema, televisione e letteratura omaggio all’autore americano di “A sangue freddo” che 70 anni fa, per quattro mesi, visse in Forio d’Ischia descrivendo l’isola ‘verde e primitiva’ in libri e reportage – annuncia Marina Cicogna per l’Accademia Internazionale Arte Ischia – Dopo Maurizio de Giovanni e Donato Carrisi un’altra personalità si confronterà con la lezione di Capote e ci parlerà del suo rapporto con il racconto del potere, del crimine e della giustizia”. Tra i tanti lavori anche la serie-tv “La squadra” (2003), “Suburra – La serie” (2017); la miniserie “Paolo Borsellino” , “Il caso Enzo Tortora – Dove eravamo rimasti?” (2012). Il suo ultimo romanzo è “Alba nera” (edito Rizzoli).

Grassano ha cinquemila abitanti. È qualcosa di più che un paese ma un po’ meno di una città. Grassano è ricca di cultura ed è, soprattutto, l’insediamento dei Cavalieri di Malta più importante della Basilicata. In assoluto il più importante. I “guerrieri” vestiti con il mantello con la croce sul petto arrivarono da queste parti fra il Duecento e il Trecento e la resero la Commenda più prestigiosa. Quando sono venuta a visitare Grassano (spinta dal mio amore per lo scrittore Carlo Levi), ho scoperto tutta questa storia medievale che non conoscevo. Qui i Cavalieri di Malta hanno fondato l’Ordine San Giovanni di Gerusalemme della Commenda di Grassano mutando in positivo il volto di questo paese a cominciare dalla fortezza. Il Castello medievale aveva la sua torre d’angolo, che oggi è rimasta solo in una piccola parte, e custodiva al suo interno delle stalle molto grande e, come ogni buon castello che si rispetti, aveva anche le prigioni. Con la crisi dell’Ordine dei Cavalieri di Malta iniziano anche i problemi alla struttura. A metà dell’Ottocento ci sono diversi crolli e il castello passò al clero che decise di abbatterlo e costruire il campanile e parte della navata di sinistra della bellissima chiesa madre dove dentro ho potuto vedere un bellissimo organo del Settecento ancora tenuto in ottime condizioni.
Superati i ruderi del Castello medievale, si possono vedere i cinti. Che cosa sono i cinti? Anche questo l’ho scoperto nella mia visita a Grassano. I cinti sono una sorta di cantine scavate nelle colline formate da una navata con delle volte a forma di botte che finiscono in questa sacrestia, che poi è una sorta di abside. Qui veniva conservato il vino migliore del territorio. Usciti fuori da questa zona e rientrata verso il centro abitato ho potuto rendermi conto che è vero ciò che raccontava il mio scrittore preferito Carlo Levi. Grassano, dove tornò a coltivare la passione per la pittura, è un posto dove “la maggiore vivacità della gente, il diverso dialetto, con i suoi rapidi suoni pugliesi, mi davano l’impressione di essere quasi in una città piena di vita”. Questo troppo amore per la comunità lo costrinse, dal prefetto fasciste negli anni Trenta, ad essere trasferito nella più “solitaria” Aliano. Ma il ricordo di Levi qui è ancora vivissimo.

Ho visitato Matera 6/7 volte negli ultimi 2 anni, per vari motivi, di lavoro, di famiglia, di svago. Ne ho sempre ricevuto un’impressione molto positiva, ovviamente ho visto il centro, i Sassi in particolare e la porzione di città che sta immediatamente intorno.

Molti turisti di vario genere, mi è sembrato che fosse molto “mordi e fuggi”, tanti autobus in arrivo e in partenza. Mi è parso di rilevare un certo fermento culturale, un po’ scomposto forse, ma interessante, cinema, teatro, presentazioni di libri… Certamente una capitale della cultura piena di poesia.

A Gorgoglione c’è una bella cosa da visitare. È la Grotta dei briganti. Perché si chiami così non è difficile da capire. Sulla fiumara di Gorgoglione c’è questa grotta che ha due metri d’altezza, molto fredda ma anche molto accogliente. Nel periodo del brigantaggio, poco prima e poco dopo l’Unità d’Italia, tutto il Sud era popolato dai briganti e la provincia di Matera non era certo esente. Proprio in questa grotta venivano a rifugiarsi per le loro “battaglie” e, da allora, il nome è rimasto indelebile. Usciti dalla grotta, però, Gorgoglione è un bellissimo paesino caratterizzato dalle sue chiese così come avviene in molti posti del nostro Paese. Ho potuto visitare, ad esempio, la Chiesa di Santa Maria Assunta, originariamente costruita in stile romanico e poi riadattata in stile barocco. Dentro si può vedere la fonte battesimale, la croce lignea seicentesca di arte orafa napoletana ed una statua di San Rocco del Quattrocento. Usciti dalla chiesa possiamo apprezzare il grande patrimonio naturale tutto intorno a Gorgoglione. Ho visto il bosco delle Manche, pieno di percorsi naturalistici che ti permettono di salire sulla montagna e guardare dall’alto il fiume Agri. Uno di questi suggestivi percorsi conduce ad Abate Lupo che è il miglior belvedere naturale che ti permette di osservare tutta la vallata. Un posto molto suggestivo Gorgoglione, proprio a pochi chilometri da Matera.

Il suono di Matera. Un suono silenzioso. Un suono così silenzioso che, paradossalmente, appare tribale. Sì, tribale. Tribale fatto di tradizioni che vengono da lontano. Possibile che non sentiate quel suono silenzioso che arriva dalle rocce bianche? Dalle pietre bianche che ci portano nei vicoli del centro storico. Che ci conducono all’affacciata mozzafiato. Mi affaccio e allora lo sento questo suono silenzioso di Matera. E ti chiama, ti dice di entrare nelle grotte e poi di arrampicarti come una lucertola sul tetto verde del Parco della Murgia.

Lì il suono diventa eco. Un eco tribale meraviglioso. Non lo sentite anche voi? Io salgo perché lo sento in tutta la sua forza che non si arresta. Non si ferma quando mi affaccio e da lì guardo quello che guardavo prima: la città antica. È la meravigliosa caratteristica di Matera quella di essere da un capo all’altro in un attimo. L’eco sale da giù e mi dice una sola cosa: resta qui con me, sono Matera.

Visitare Matera Capitale europea della Cultura in questo 2019 è l’occasione per visitare anche le bellezze della sua provincia. Nelle varie guide che si possono consultare fra la città dei sassi, una consiglia di spingersi fino a Garaguso e così ho fatto insieme alla mia famiglia per poter vedere il Palazzo Revertera. Una sorta di palazzo-castello. Proprio così perché nasceva come un castello dai nobili Sanseverino di Tricarico, nel 1060, ma il terremoto del 1694 lo mandò praticamente distrutto. Fu qui, allora, che nel 1700 la famiglia Revertera decise di costruire su quei ruderi la propria fortezza. Vicino alla chiesa madre di San Nicola, il Palazzo è davvero suggestivo perché sembra un tutt’uno con la roccia e proprio nella roccia sono scavati i sotterranei del palazzo-castello. Il duca Nicola Revertera, il capo della famiglia, ha fatto proprio un lavoro stupendo con questa fortezza. È un edificio quadrato e basso, dove oggi c’è anche una scuola, e poi su questa specie di pianta rettangolare ci sono due piani. Al piano terra c’erano le stalle mentre al primo piano c’era l’appartamento dei duchi Revertera e poi tutti i sotterranei. A vederlo da fuori, il palazzo ha questo grande portone con lo stemma della famiglia. Su questa famiglia si aleggia una leggenda tetra. Mi hanno raccontato che era nato un bambino nella famiglia Revertera che organizzò una festa per celebrarlo ma quello stesso giorno sparì improvvisamente. Tutti lo cercarono dovunque ma non fu trovato. Da qui nacquero due ipotesi. Una vede il bambino finito in una famiglia di pastori che lo crebbe come uno di loro e non come un nobile, l’altra che, nelle giornate di vento, nel Palazzo Revertera, si senta ancora la voce dei famigliari che cercano in piccolo. Certo che questa Basilicata è proprio piena di leggende!

Va ad Antonio Scurati il Premio Strega 2019 con il suo romanzo documentaristico “M. il figlio del secolo” (edito da Bompiani). Scurati ha ricevuto 228 voti nella serata finale al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma, con un ampio stacco dagli altri autori della cinquina: 101 voti in più di Benedetta Cibrario, arrivata seconda e 137 in più di Marco Missiroli, arrivato terzo.

 

m il figlio del secolo
La copertina di M. il figlio del secolo

“Sono felice ma soprattutto contento che molti altri italiani leggeranno questo libro non solo perchè lo ho scritto io ma perchè impareranno a conoscere la nostra storia con la speranza che non si ripeta, anche se in forme diverse – ha detto Scurati dopo aver ricevuto il premio – Dedico questa vittoria ai nostri nonni e ai nostri padri che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo e soprattutto a quelli che fra loro trovarono il coraggio di combatterlo. E insieme lo vorrei dedicare ai nostri figli con l’auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent’anni fa e in modo particolare a mia figlia Lucia”.

Scurati vince lo Strega dopo averlo accarezzato nel 2009, arrivando secondo nel 2009, e poi di nuovo nel 2014 con uno scarto di cinque preferenze. I diritti del libro sono stati già acquistati da Wildside e presto diventerà una serie tv.