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Francesco Cangemi

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“Parigi torna a vivere, come il suo museo più antico”: dopo quattro anni di lavori e oltre un anno di problemi legati al coronavirus, il Musée Carnavalet, il piu’ antico di Parigi, riapre al pubblico nel fine settimana. Un appuntamento atteso da tempo nonché un potente simbolo di rinascita per una capitale duramente colpita dalle chiusure legate alla pandemia.

“Un progetto di rinnovamento titanico” ha detto la sindaca, Anne Hidalgo, inaugurando questa celebre istituzione situata nel quartiere centralissimo del Marais, che ripercorre la storia della capitale, dalla Preistoria ai giorni nostri. Aperto nel 1880, il Musée Carnavalet possiede circa 625.000 opere, una sorta di enciclopedia spalancata su Parigi. Tra queste, pezzi straordinari, come la piroga del neolitico rinvenuta nella Senna, all’altezza di Bercy, l’attuale ministero dell’Economia, gli affreschi di epoca romana, quando Parigi portava ancora il nome latino di Lutetia, ma anche le chiavi della Bastiglia, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 o la camera in cui Marcel Proust scrisse ‘Alla Ricerca del Tempo Perduto’, considerato uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale. All’inaugurazione, nei meravigliosi cortili del museo, era presente anche la ministra della Cultura, Roselyne Bachelot, recentemente dimessa dall’ospedale dopo un ricovero per Covid. “Nel momento in cui i francesi possono tornare a vedere musei e monumenti, dopo lunghi mesi di privazioni, la riapertura al pubblico di questo luogo carico di storia è il modo migliore per riprendere la vita culturale parigina” ha detto, ringraziando gli “attori coinvolti in questo progetto” che “hanno saputo ricostituire un percorso storico di 3.800 opere senza perdere il fascino dell’antico museo”. Costati 58,3 milioni di euro, i lavori di ristrutturazione hanno, tra l’altro, permesso di rendere accessibile il 95% degli spazi alle persone a mobilità ridotta e circa 10% delle opere sono ora esposte all’altezza dei bambini. Tra le novità, un nuovo luminosissimo allestimento della ‘Galerie des Enseignes’ – splendida galleria con tutte le insegne in ferro battuto delle vecchie botteghe parigine – ma anche tre scale in stile contemporaneo che collegano diverse zone del museo e consentono di effettuare visite tematiche lungo un percorso riorganizzato in modo cronologico. Per la prima volta, una parte del Musée Carnavalet viene dedicata al il Rinascimento. Il percorso si chiude praticamente ai giorni nostri, con una foto di una strada parigina, nel quartiere di Belleville, nei giorni deserti della Pandemia. Dopo le polemiche dei mesi scorsi, la direzione del ‘Musée Carnavalet-Histoire de Paris’ – questa la sua denominazione -fa notare di aver conservato lungo il percorso i numeri romani, almeno in parte, ad esempio per l’indicazione dei Re di Francia come Luigi XIV, ma sono spariti in altri casi.

Fatta eccezione per le esposizioni temporanee, il museo riaperto da sabato prossimo sarà gratuito per tutti. Nulla cambia per i cittadini residenti a Roma che godono del privilegio unico di poter accedere gratis nei musei gestiti dal comune di Parigi, in nome dell’antico gemellaggio tra due delle capitali piu’ emblematiche dell’Unione europea, con il motto ‘Solo Parigi è degna di Roma, solo Roma è degna di Parigi’.

“Voglio che sia impetuosa e aggressiva, perché questo costringe la gente a prestare attenzione”: così definisce la sua arte Bruce Nauman, una delle figure più significative e radicali del contemporaneo e Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 2009, protagonista della mostra a Punta della Dogana, a Venezia, dal 23 maggio al 9 gennaio 2022.
L’esposizione, intitolata “Bruce Nauman: Contrapposto Studies”, curata da Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois, in uno dei due spazi lagunari della Fondazione Pinault – Palazzo Grassi è chiuso per una serie di restauri – richiede proprio attenzione al visitatore, domanda disponibilità ad entrare a tutto tondo in quel processo di coinvolgimento portato avanti da oltre 50 anni dall’artista americano con opere che procedono per suoni, performance ed immagini di azioni all’interno dello spazio dello studio, inteso come “campo di sperimentazione”.

Pensata non come una retrospettiva ma un unicum – come hanno sottolineato i curatori – la mostra ha al centro il corpo, il suo movimento in spazi definiti, sulla base del “contrapposto”, cioè della postura del corpo umano quando si poggia su una gamba sola, elemento della scultura greca e divenuto una delle caratteristiche dell’arte rinascimentale.

Sei chiamate in proscenio per il debutto della “Lucia di Lammermoor”, alla riapertura del Teatro Massimo di Palermo, grande emozione che corre tra il palcoscenico e i palchi. Pochissime poltrone, pubblico pure in loggione.

Un successo dovuto soprattutto alla direzione dell’opera di Donizetti in versione integrale di Roberto Abbado, direzione che ha generato entusiasmo, precisa, rispettosa dei cantanti, ottenendo dall’orchestra un suono limpido, corposo, con un ritmo travolgente. Ottima prova per il coro diretto da Ciro Visco, che culmina nel concertato che chiude il secondo atto, dopo il magnifico sestetto da manuale. L’opera è presentata in forma semiscenica e rimarrà visibile adesso sul sito del teatro. L’assenza di una regia e la semplicità della mise en espace curata da Ludovico Rajata, non tolgono nulla alla bellezza del capolavoro di Donizetti, anzi lasciano alla musica il ruolo di protagonista assoluta, e questo piace al pubblico.

Lucia ha la voce di Sara Blanch, che indisposta alla prova generale, ieri sera ha donato una recita di grande pregio, con meravigliose sfumature in “Alfin sei mio”, stretta tra la dolcezza dell’arpa e la glass harmonica, suonata da Sacha Reckert, che sottolinea la scena della follia. Bravi i comprimari, da Ernesto Petti al tenore Celso Albelo, più a suo agio nel grande finale. Grandi applausi per il Raimondo di Michele Pertusi e l’Arturo di David Astorga. Roberto Abbado resta in città, stamattina ha incontrato la Youth Orchestra del teatro, e il 30 maggio dirigerà Berlioz, la “Trista”, e Musorgskij, “Quadri di una esposizione” e i “Canti e danze della morte”.

Sono stati 3.500 oggi i visitatori della diciassettesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia nel primo giorno di apertura, tra le sedi dei Giardini e dell’Arsenale. Lo comunica l’ente di Ca’ Giustinian.

E’ il primo grande evento culturale che si svolge in presenza di pubblico.

Nei tre giorni precedenti di pre-apertura (19-21 maggio), gli accreditati sono stati 7.000, di cui 2.500 provenienti dall’estero. La Biennale Architettura si chiuderà l 21 novembre prossimo.

In contemporanea con il debutto americano, il 27 maggio, l’attesissimo ‘Friends: The Reunion’ arriva su Sky e in streaming su Now in prima tv assoluta.
Jennifer Aniston, Courteney Cox, Lisa Kudrow, Matt LeBlanc, Matthew Perry e David Schwimmer, tutti anche produttori esecutivi dello speciale, ritornano sul palcoscenico che ha fatto di loro sei, che all’epoca della prima stagione dell’amatissima comedy erano dei quasi esordienti, delle star planetarie.

E’ una vera e propria celebrazione dell’esperienza su quel set – lo Stage 24, negli studi Warner di Burbank – e dell’amicizia che su quelle tavole è nata.
‘Friends: The Reunion’ vedrà alternarsi sul palco un numero impressionante di ospiti d’eccezione, fra cui David Beckham, Justin Bieber, BTS, James Corden, Cindy Crawford, Cara Delevingne, Lady Gaga, Elliott Gould, Kit Harington, Larry Hankin, Mindy Kaling, Thomas Lennon, Christina Pickles, Tom Selleck, James Michael Tyler, Maggie Wheeler, Reese Witherspoon e Malala Yousafzai.
Lo speciale è diretto da Ben Winston, anche produttore esecutivo insieme agli storici produttori esecutivi della comedy Kevin Bright, Marta Kauffman e David Crane e ai sei protagonisti ed è una produzione Warner Bros. Unscripted Television in associazione con Warner Horizon, Fulwell 73 Productions e Bright/Kauffman/Crane Productions. Coproduttori esecutivi Emma Conway, James Longman e Stacey Thomas-Muir.

Si torna a teatro e si trova in prima al Vascello (dove si replica sino al 23 maggio) un nuovo spettacolo elegantemente inquietante come sempre quelli di Lisa Ferlazzo Natoli e, nel caso di questo ”L’amore del cuore”, tragicamente comico, nell’affanno, nell’ossessione dei personaggi di trovare il giusto equilibrio, un senso impossibile alla loro quotidiana inquietudine esistenziale, inseguendone variazioni che in realtà poco cambiano.
Reduce dal premiatissimo stupendo ”When the rain stops falling” dell’australiano Andrew Bovell ambientato nella sua terra, Ferlazzo Natoli trova non so quanto casualmente un ideale legame con quel lavoro, perché in questo l’inglese Caryl Churchill mette in scena una famiglia, i genitori Alice e Brian, la zia Maisie, il figlio Lewis, che aspettano il ritorno della sorella maggiore Susy proprio dall’Australia.

Nulla di più, ma in ambedue si gioca, e la regia lo fa con grande finezza, col montaggio particolare delle scene, dei dialoghi, e hanno al centro il tema del tempo. Qui dell’attesa di un arrivo, continuamente rimandato o che pare realizzarsi solo per deludere e spiazzare.
Lo spiazzamento, l’impossibile inseguimento di un’intima verità inafferrabile, sia nella vita che sulla scena, sono la forza del testo, che vede continuamente ripartire, ripetersi la stessa scena, mandandola avanti in questo decostruire e ricostruire solo con una variazione, una battuta, dei gesti, un gioco degli umori tra le parti, che non fa che amplificare l’angoscia di una sostanziale incomunicabilità. In mezzo a queste battute quotidiane, ecco improvvisi squarci nella narrazione inseriti con assoluta naturalezza a rivelare quanto in realtà la vita, il mondo sia minaccioso subito dietro i piccoli battibecchi, i rancori o le verità che vengono a galla in questo gioco continuo, come il ricordo di un cadavere trovato in giardino, l’ingresso di una frotta di bambini che invade la casa, l’annuncio dell’arrivo di due uomini armati che uccidono tutti, un’amica della figlia tanto attesa che annuncia che questa non arriverà mai, l’arrivo invece di uno struzzo. e se alla fine ci si illude che Susy arrivi, o magari arriva davvero, prende il sopravvento la finzione, quel ”sei l’amore del cuore” che mette a tacere tutto quanto quell’attesa quasi temuta aveva suscitato.

E’ stato assegnato a ‘My Octopus teacher’ il Social Cinema Award della 19esima edizione dell’Ischia Global Film & Music Festival (18-25 luglio) , quest’anno dedicato al mare e all’ ambiente. Il documentario vincitore del Premio Oscar (titolo italiano ‘Il mio amico in fondo al mare’, Netflix) di Pippa Ehrlich, James Reed e Craig Foster, che narra l’incredibile amicizia tra un fotografo subacqueo e un polpo, sarà premiato dal regista americano Fisher Stevens.

Già nell’albo d’oro del Social Cinema Forum ischitano con la Fondazione Leonardo di Caprio per l’impegno ambientalista, Fisher Stevens (una statuetta all’attivo per “The Cove – La baia dove muoiono i delfini), quest’anno è anche il coordinatore dello Special Contest di Ischia Global al quale si sono sin ora iscritte oltre milleduecento opere da 90 paesi.

Ischia Global 2021 rilancia inoltre la partnership con “Marevivo” la storica associazione fondata e presieduta da Rosalba Giugni, con un programma di incontri e una rassegna di film su temi legati al mare. Saranno proposte anche opere che hanno fatto discutere, come il recente documentario-inchiesta ‘Seaspiracy’ di Ali Tabrizi (Netflix), sui lati oscuri della pesca intensiva.

”Dopo i tradizionali focus sulle varie cinematografie del mondo per questa speciale edizione della rinascita, in un’ Ischia ‘Covid free’ e sempre più attenta alla sostenibilità, abbiamo scelto di mettere il mare al centro del Social Forum.

Lo faremo come al solito con un respiro globale, partendo dal nostro Mediterraneo, per testimoniare l’impegno del mondo dello spettacolo internazionale a favore dell’ ambiente, confrontandoci anche sulle opportunità che dovremo cogliere uscendo dalla crisi pandemica’, spiega Pascal Vicedomini, fondatore dell’evento.

Presidentessa 2021 l’attrice americana Gina Gershon, (musa di Woody Allen in Rifkin’s Festival) che sarà affiancata da Piero Chiambretti, il Global Festival è realizzato con l’Accademia Internazionale Arte Ischia ed il sostegno della DG Cinema e Audiovisivi del MiC e della Regione Campania, presidenti onorari sono i produttori Trudie Styler e Tony Renis. L’organizzazione del festival ‘in presenza’ si avvarrà della supervisione della Croce Rossa Italiana.

Sarà una ‘estate sforzesca’ quella di Milano. Tornerà infatti al Castello la kermesse estiva organizzata dal Comune, che quest’anno prevede un cartellone con ottanta appuntamenti dall’11 giugno al 7 settembre, con spettacoli che vanno dal jazz, alla prosa, dalla classica alla musica pop.

Il 12 giugno si esibirà nel cortile delle Armi Lo stato sociale, il 21 giugno, festa della musica, sarà guest star Edoardo Bennato, ma Atir, Dancehouse, teatro Litta e Out Off si alterneranno big come Negrita, Nicolò Fabi, Francesco Bianconi, Colapesce Dimartino, Arto Lindsay, Jonathan Coe, Joe Bastianich+Mattew Leee e Fabio Concato; Venerus. Molte le collaborazioni istituzionali – come quella con il MIC per la Festa della Musica, o con l’orchestra laVerdi, l’orchestra I Pomeriggi Musicali – e tante le collaborazioni con altri enti, teatri, rassegne: tra questi, il teatro Franco Parenti, il festival “La Milanesiana”, la Società dei Concerti, l’Accademia del Teatro alla Scala, Milano Classica.

Gli ottanta appuntamenti sono stati selezionati dalle 249 proposte arrivate a Palazzo Marino. “Ogni sera – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno – andrà in scena uno spettacolo diverso e ogni cittadino potrà finalmente riprendere consuetudine con il teatro, la musica, la danza”.
“Mai come quest’anno – ha proseguito -, sempre con modalità responsabili e in assoluta sicurezza, dobbiamo tornare a un’esperienza di normalità, a far parte di quella sorta di assemblea laica che è lo spettacolo dal vivo, dal quale recuperare quel senso di condivisione, partecipazione, sicurezza e fiducia che è alla base di ogni patto di comunità”.

Anche questa edizione, come la precedente, si avvarrà della collaborazione di Edison (sponsor), Amat e Legambiente (partners). Sponsor tecnico: Mailticket.
La partecipazione agli spettacoli sarà su prenotazione obbligatoria, anche per gli spettacoli a ingresso gratuito, e l’accesso al Cortile delle Armi sarà contingentato: sono previsti oltre 500 posti a sedere a configurazione variabile e non sono disponibili posti in piedi. Previsti anche il controllo della temperatura all’ingresso e il distanziamento fisico (ad eccezione dei gruppi familiari).

Una personale del fotografo Dick Barnatt dedicata ad una delle band più amate della storia della musica rock, i Led Zeppelin: è la mostra ‘Led Zeppelin – 1968, Windmill Str.’, allestita nella sede di Ono arte, a Bologna, dal 20 maggio al 19 giugno. Jimmy Page dichiara chiusa l’esperienza con gli Yardbirds e fonda i Led Zeppelin nel 1968 andando a reclutare un altro turnista di Londra, John Paul Jones, ma soprattutto due giovanissimi musicisti delle Midlands, Robert Plant e John Bonham.

La mostra racconta, attraverso gli scatti di Barnatt, un giorno di fine ottobre del 1968: quattro ragazzi di venti anni e poco più, semi-sconosciuti che sorridono in uno studio fotografico. L’autore racconta che non sapeva chi fossero in quanto il lavoro gli fu commissionato dalla Warner Bros ma grazie al loro look – avevano tutti i capelli lunghi a parte Bonham – sembrano già essere un giovane gruppo di successo in procinto di cambiare la musica e la cultura pop per sempre. La sessione poi continua nella strada antistante lo studio, dove è parcheggiata la Jaguar di Jimmy Page. I quattro sono usciti per fumare una sigaretta e il fotografo li segue per fare altri scatti mentre questi sono seduti sul cofano della macchina sportiva.

Barnatt scatta fotografie ad un gruppo musicale che poi ha conquistato il mondo ma, in quel momento, per lui sono solo quattro giovani come tanti. La prima volta che sente alla radio ‘Whole Lotta Love’, non associa subito la musica allo shooting dell’ottobre 1968. Quando scatta quelle foto, infatti, il gruppo ha già registrato il primo album, che sarebbe stato pubblicato nel gennaio 1969 diventando un instant classic, l’omonimo ‘Led Zeppelin’.

Una città piena di libri, di parole, di incontri fra autori e lettori di tutte le età: torna dal 18 al 25 giugno a Fano (Pesaro Urbino) Passaggi Festival, evento dedicato alla saggistica promosso da Passaggi Cultura e Librerie Coop col patrocinio del Ministero della Cultura e i contributi di Comune di Fano e Regione Marche. Otto giorni zeppi di incontri tra centro storico e lungomare: presentazioni di libri, mostre, laboratori per bimbi.

“Sarà un’edizione che unirà la popolarità di tanti autori con la qualità delle proposte librarie – spiega il direttore Giovanni Belfiori -, ci sono una decina di rassegne che si rivolgono a pubblici diversi per età ed interesse. Dai libri filosofici per bambini alle inchieste giornalistiche, dalle autobiografie ai saggi specialistici”.
Tanti i temi che saranno trattati: l’universo femminile e la parità di genere, la pandemia, il mondo dello spettacolo, l’ecologia, il lavoro e le nuove tecnologie, la politica internazionale, ma anche l’amore, il rapporto con gli animali, il benessere e l’alimentazione, la geografia del futuro. La sezione principale in piazza XX Settembre si apre il 18 giugno con la giornalista e attivista turca Yasemin Congar che converserà con Marino Sinibaldi e ritirerà il Premio giornalistico ‘Andrea Barbato’ a nome di Ahmet Altan, scrittore e giornalista incarcerato nelle prigioni di Erdogan, di recente liberato ma ancora senza passaporto; Antonio Di Bella con il suo ultimo libro “L’assedio” (Rai Libri) sarà intervistato dalla giornalista Ansa Nicoletta Tamberlich. Sabato 19 giugno Telmo Pievani e Francesco Ferrarese con i quali dialogherà Massimo Cirri, Alessio Boni con “Mordere la nebbia” verrà intervistato dalla caporedattrice ANSA Cultura Elisabetta Stefanelli.

Domenica 20 la giornalista Alessandra Longo converserà con l’immunologa Antonella Viola, mentre lunedì 21 si parlerà della tradizione fanese del Carnevale. Tra gli altri ospiti Annalisa Cuzzocrea autrice del libro “Che fine hanno fatto i bambini” (Piemme), Marisa Laurito, Beppe Severgnini con “Il secolo lungo di Montanelli”, Mario Calabresi intervistato dal direttore di Rai Cultura Silvia Calandrelli sul libro “Quello che non ti dicono” e in chiusura il 25 giugno Marco Politi, Liliana Cavani, Rula Jebreal, Maria Novella De Luca. Mercoledì 23 giugno la consegna del Premio Passaggi a Roberto Vecchioni che presenterà il suo libro “Lezioni di volo e di atterraggio” (Einaudi), intervistato da Simonetta Fiori. Nella chiesa di San Francesco si terranno le rassegne “Anno per Anno”, curata da Marino Sinibaldi, con Luigi Manconi “Libri alla San Francesco” con Guia Soncini, Paolo Mereghetti, Stefano Pivato, “Passaggi di Benessere-Mente Corpo Anima”. Prevista anche una finestra sulla poesia e narrativa con una serata dedicata a Dante, una agli ‘Editori coraggiosi’, una con Mariangela Gualtieri e la presenza dei finalisti del Premio Letterario Internazionale Franco Fortini. Il Pincio sarà luogo d’elezione per giovani e appassionati di musica, social e graphic novel: tra gli ospiti Levante, Andrea Pennacchi, Asia Argento, Willie Peyote.

In programma la consegna del Premio Fuori Passaggi al cantautore Cesare Cremonini che presenterà il suo libro “Let them talk” (Mondadori). E ancora sezioni dedicate ai fumetti e libri in spiaggia, oltre a rassegne per i bambini e laboratori a cura dell’Università di Camerino, mostre d’arte di di fotografia. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito, nel rispetto dei protocolli anti-Covid.