Sei chiamate in proscenio per il debutto della “Lucia di Lammermoor”, alla riapertura del Teatro Massimo di Palermo, grande emozione che corre tra il palcoscenico e i palchi. Pochissime poltrone, pubblico pure in loggione.
Un successo dovuto soprattutto alla direzione dell’opera di Donizetti in versione integrale di Roberto Abbado, direzione che ha generato entusiasmo, precisa, rispettosa dei cantanti, ottenendo dall’orchestra un suono limpido, corposo, con un ritmo travolgente. Ottima prova per il coro diretto da Ciro Visco, che culmina nel concertato che chiude il secondo atto, dopo il magnifico sestetto da manuale. L’opera è presentata in forma semiscenica e rimarrà visibile adesso sul sito del teatro. L’assenza di una regia e la semplicità della mise en espace curata da Ludovico Rajata, non tolgono nulla alla bellezza del capolavoro di Donizetti, anzi lasciano alla musica il ruolo di protagonista assoluta, e questo piace al pubblico.
Lucia ha la voce di Sara Blanch, che indisposta alla prova generale, ieri sera ha donato una recita di grande pregio, con meravigliose sfumature in “Alfin sei mio”, stretta tra la dolcezza dell’arpa e la glass harmonica, suonata da Sacha Reckert, che sottolinea la scena della follia. Bravi i comprimari, da Ernesto Petti al tenore Celso Albelo, più a suo agio nel grande finale. Grandi applausi per il Raimondo di Michele Pertusi e l’Arturo di David Astorga. Roberto Abbado resta in città, stamattina ha incontrato la Youth Orchestra del teatro, e il 30 maggio dirigerà Berlioz, la “Trista”, e Musorgskij, “Quadri di una esposizione” e i “Canti e danze della morte”.