È il re dell’altopiano silano. È il protagonista di infiniti racconti e lo è persino di un film. Lo citiamo tantissime volte nella vita e nemmeno facciamo caso a quanto sia immerso nella nostra cultura e nel nostro immaginario. Lui è il lupo della Sila che continua ad essere il padrone dei boschi anche se ha vissuto un periodo di grande crisi a causa della caccia nei suoi confronti. Non è sempre selvaggio, ma non è certo diventato un animale da salotto. È il lupo della Sila dopotutto ed è il simbolo del Parco della Sila e lo si può ammirare nella riserva naturale di Cupone che ho visitato con la mia famiglia. Un luogo così bello e così ricco di natura che è un vero tesoro per la nostra Calabria.

Il lupo, fra i boschi della Sila, c’è sempre stato. Il colore del pelo del suo mantello varia a seconda dell’età, dell’habitat e delle stagioni. Quello che vive in Sila è bruno-fulvo con sfumature scure. Assomiglia ad una sorta di pastore tedesco ma la differenza fra i due sta nella forma della testa. La sua vita, che può raggiungere fino a quindici anni, si svolge nel branco regolato da rigide regole gerarchiche, anche se non mancano esemplari che decidono di starsene in solitaria.

Il lupo si aggira tra i boschi cibandosi di piccoli animali ma, quando l’istinto e la fame lo richiedono, va all’attacco di mammiferi più grandi come cinghiali e cervi. In passato ha attirato l’odio dei pastori perché prendeva di mira le loro pecore. Da qui è partita una vera e propria caccia al lupo silano che ha rischiato di sterminarlo finché non è stata dichiarata specie protetta. Ad aumentare il rischio di estinzione c’era anche l’usanza che portava la popolazione a regalare doni ai cacciatori che trascinavano in giro la carcassa del lupo ucciso. In virtù di tutto ciò, negli anni Settanta, le organizzazioni ambientaliste sono riuscite ad ottenere, da parte delle istituzioni, il divieto di caccia e la proclamazione del titolo di “specie protetta”.

Il lupo è stato descritto, molto spesso, come un animale cattivo e dei suoi “agguati” sono piene le favole che vengono raccontate ai più piccoli, Cappuccetto rosso su tutte, e questo non è un bene perché lo facciamo immaginare sempre e soltanto come una essere da combattere. Il lupo della Sila, raccontano con orgoglio a Cupone, è stato anche il protagonista di un omonimo film del 1949, girato sulla montagna calabrese, con Amedeo Nazzari, Vittorio Gassman e Silvana Mangano. Un mito quello del lupo che non tramonterà mai.

Foto: Ente Parco Nazionale della Sila

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