Nelle caverne della Sila il segreto di Atlantide
È una calda sera d’estate, in una spiaggia ancora selvaggia dello Jonio Calabrese. Un uomo passeggia a piedi nudi sul bagnasciuga, respirando la brezza marina a pieni polmoni. D’improvviso scorge nell’acqua cheta a non più di due metri dalla riva una pietra chiara; incuriosito entra nell’acqua e si china su di essa, la disincaglia dalle alghe che la avvolgono e si accorge che è un frammento di una pietra che doveva essere molto più grande, e che reca incisa una parte di mappa geografica di una terra ignota, con degli strani segni…
L’uomo che cammina sulla spiaggia è il prof. Neil Oldman, un archeologo americano che fa parte dell’equipaggio di una nave oceanografica statunitense attraccata poco più in là nel porto di Roccella Jonica, per delle ricerche sulla natura geologica dei fondali. Questo è lo scopo ufficiale della missione, in realtà la Black Morgan possiede 4 ecoscandagli di ultima generazione per la individuazione di reperti archeologici sottomarini, e la fondazione americana che ha finanziato la spedizione ha indirizzato le ricerche sulle rive dello Jonio Calabrese. Una passeggiata notturna sulla spiaggia si è rivelata più fruttuosa di alcuni mesi di ricerche in alto mare, Oldman non riesce a credere ai propri occhi… Ripone la pietra nella sua borsa da mare e si incammina rapidamente verso la nave. Una volta a bordo, si dirige nella sua cabina senza rivelare ai suoi compagni di spedizione ciò che ha ritrovato, perché vuole studiarlo da solo. La ricerca sui suoi testi di lingue antiche si rivela infruttuosa, i pittogrammi sulla pietra sono incisi in una lingua sconosciuta.
L’indomani mattina, Oldman decide di copiare la mappa ed i simboli su un foglio di carta e di recarsi al museo di Sibari, dove un collega di Princeton gli aveva rivelato di avere visto una stele di pietra con degli strani pittogrammi. L’emozione è fortissima, nella sesta vetrina la stele bilingue greco-pittogrammi è davanti ai suoi occhi ed uno dei segni sulla pietra è uguale ad un simbolo che lui ha sul foglio di carta, e subito lo sguardo corre al suo significato in greco: ATLAN.
Incredibile, il disegno inciso sulla pietra rappresenta una parte della mappa di Atlantide, il mitico continente scomparso descritto da Platone! Oldman torna subito alla sua nave, ma trova la sua cabina sottosopra e la pietra scomparsa… Chiede al marinaio di guardia chi sia entrato nella sua cabina, ed il giovane risponde: il prof. Johanson, il capo della spedizione scientifica. Oldman si fionda come una furia nella sala di comando e trova Johanson seduto accanto ad una giovane donna in divisa, che lo attende sorridente: caro Oldman, si accomodi, la stavamo aspettando…
Oldman – Ma come avete fatto a sapere della pietra?
Johanson – Vede professore, qui accanto a me è seduta miss Samantha Stoddard, che ufficialmente ricopre il ruolo di interprete, ma in realtà è una Remote Viewer della NSA, la agenzia nazionale per la sicurezza. Il suo compito era di controllare che i membri della spedizione non occultassero scoperte o informazioni al comando, e così lei ha letto nella sua mente tutto ciò che ha scoperto, ed ha informato i suoi superiori.
Oldman – Ma cosa ha a che fare la NSA con le nostre ricerche archeologiche?
Johanson – La NSA è interessata al trasferimento tecnologico esclusivo di conoscenze scientifiche avanzate di cui si ha notizia che le antiche civiltà del Mediterraneo possedevano. Navi a propulsione magnetica, sottomarini, fonti energetiche rinnovabili, etc. Capisce bene che chiunque riesca ad avere accesso a questo materiale scientifico, potrebbe avere in mano il futuro del pianeta.
Oldman – Ma dove avete preso queste informazioni?
Johanson – Nel V sec. a.C. uno scienziato dell’Asia minore, Pitagora di Samo, apprese da alcuni sacerdoti egiziani di una meravigliosa civiltà che possedeva tecnologie avanzatissime e si trovava ad occidente del mondo allora conosciuto e che era scomparsa improvvisamente in seguito ad uno spaventoso cataclisma: Atlantide. La spasmodica ricerca di questa civiltà portò Pitagora dall’Asia in Grecia e poi ancora più ad occidente, nella città di Crotone, dove fondò una scuola di conoscenze avanzate, in cui era vietato agli allievi divulgare l’oggetto degli studi. Pitagora trovò sulle montagne della Calabria tracce di una remota colonizzazione atlantidea, e trovò anche delle incisioni rupestri che gli consentirono numerose scoperte scientifiche. Quando il maestro di Samo morì, un suo allievo, Filolao di Crotone, disobbedì all’obbligo di segretezza e trascrisse tutto ciò che aveva appreso nella scuola in alcuni libri. Platone, il grande filosofo greco, che era in quel tempo a Siracusa al servizio del tiranno Dioniso, venne a sapere dei libri e riuscì a convincere Filolao a venderglieli per 80 talenti, una cifra stratosferica per l’epoca! Il filosofo trasse dai libri di Filolao i dialoghi del Crizia e del Timeo, che trattavano dell’isola perduta. Ma ciò che Filolao aveva dato a Platone era solo una versione diluita del racconto, dove non c’erano indicazioni geografiche precise per la localizzazione, né nozioni scientifiche, né soprattutto notizie sulla colonizzazione atlantidea nelle montagne calabresi. Questa parte d’informazioni rimase nell’ombra, e noi non l’avremmo mai conosciuta se quasi mille anni dopo, nel VI sec. d.C. un monaco calabrese, Cassiodoro non avesse ritrovato in occasione di un eremitaggio in una caverna in alta montagna, dei rotoli di pergamena di pecora, in cui erano stati trascritti i racconti pitagorici esoterici di Filolao. Il monaco informò il papa ed ottenne la concessione di fondare un monastero nel territorio di Squillace in cui custodire il segreto delle pergamene, quel monastero esiste ancora oggi…
Oldman – Lei sta dicendo che il Vaticano possiede la mappa completa dell’Atlantide?
Johanson – È una possibilità, ma i nostri Remote Viewers, e anche quelli russi e cinesi, non sono riusciti a percepire questa informazione.
Oldman – Allora cercate da queste parti tracce di quella mappa?
Johanson – Lei ha avuto, diciamo così, la fortuna di trovare un frammento di una copia in pietra di quella mappa, anche abbastanza antico, visto che non è scritto in greco…
Oldman – Qualcuno ha ritrovato altri frammenti?
Johanson – Sì, Heinrich Schliemann, nel secolo scorso, mentre scavava alla ricerca di Troia sulla collina di Hissarlik in Turchia, trovò un vaso contenente un altro frammento della mappa, riguardante una regione occidentale del continente scomparso il cui nome era Tolteacl, e la cui capitale era Tihuanaco. Schliemann tenne per sé il ritrovamento e qualche anno dopo rimase esterrefatto quando al Louvre di Parigi poté ammirare una collezione di oggetti provenienti da quella città sudamericana che recava quegli stessi misteriosi pittogrammi. La decifrazione di quelle scritture lo condusse subito nel Sud Italia, ma in un albergo di Napoli fu misteriosamente trovato morto.
Oldman – Lei ritiene che fu il Vaticano ad uccidere Schliemann?
Johanson – Erano i soli che potevano avere interesse che la mappa non venisse alla luce…
Oldman – Perché mai?
Johanson – Perché l’Atlantide concerne la fondazione della civiltà umana sulla terra, e la storia potrebbe essere affatto diversa da come la racconta la genesi biblica, e la divulgazione della verità segnerebbe la fine della religione cristiana.
Oldman – Ma se conosciamo solo questi due frammenti della mappa, non siamo in grado si sapere nulla.
Johanson – Infatti, bisogna trovare la mappa al completo con tutte le indicazioni.
Oldman – Perché mi sta mettendo al corrente di tutta questa faccenda?
Johanson – Perché lei dovrà aiutarci nella ricerca finale.
Oldman – Perché io?
Johanson – Noi sappiamo dalla lettura di antiche profezie religiose che colui che ritroverà la mappa dovrà essere un discendente della razza atlantidea.
Oldman – Ma io sono nato nel Bronx!
Johanson – Ma suo nonno emigrò negli Stati Uniti dalle montagne della Sila, dove abbiamo ritrovato numerose caverne preistoriche con scheletri antichissimi, ed il suo DNA è compatibile…
Oldman – Non è possibile…
Johanson – Mi creda non ha altra scelta.
Oldman – Cosa dovrei fare?
Johanson – Domani mattina la dottoressa Stoddard la condurrà in queste caverne perché lei possa iniziare le ricerche. Quattro ore di viaggio in auto attraverso le cime più impervie dell’altipiano, per giungere in una radura in cui ci sono delle enormi sculture zoomorfe, tra le quali un gigantesco elefante di pietra…
Oldman – È veramente incredibile, questi megaliti sono di origine atlantidea?
Stoddard – Noi riteniamo di sì, e qui intorno ci sono migliaia di caverne scavate nella roccia che erano popolate da queste antiche genti; noi le abbiamo setacciate trovando innumerevoli scheletri umani e molti resti di animali ormai estinti a riprova dell’antichità degli insediamenti, ma non abbiamo trovato nulla che ci conducesse alla mappa.
Oldman – Ho una strana sensazione, è come se non vedessi questi luoghi per la prima volta, posso camminare sapendo dove dirigermi…
Stoddard – Segua il suo istinto professore…
Oldman – Non avete trovato la mappa perché è sepolta in una caverna sotterranea sotto i megaliti, dovete scavare in quel punto…
I marinai della Black Morgan scavano diverse ore fino a che riescono a liberare dal terreno l’ingresso di una grotta di grandi dimensioni con una fitta rete di cunicoli. Oldman a questo punto entra con una torcia nella caverna e si dirige con decisione verso uno dei cunicoli, lo percorre per qualche metro e…
Oldman – Oh mio Dio, è veramente incredibile, dice cadendo in ginocchio davanti ad una parete con grandi incisioni rupestri, Atlantide è… la Pangea, il continente unico iniziale da cui derivano tutti gli altri, Atlantide è tutto il pianeta terra prima del diluvio, noi non siamo che dei sopravvissuti di una civiltà incredibilmente avanzata che governava tutto il globo, siamo solo dei poveri primitivi che stanno vivendo una seconda preistoria…
Stoddard – Richiudete, nessuno deve sapere…
Racconto di fanta-archeologia di Domenico Canino