Le molte stranezze di un gruppo di persone ritrovatesi a fuggire per i boschi della Vecchia Europa.
Ciascuna delle quali aveva un passato ignoto e sconosciuto a tutti gli altri.
Dovevo trovare quel maledetto.
Anche perché era chiaro che non si sarebbe fermato, fino a che non avesse trovato ciò che stava cercando.
Cosa però?
Pensai ad un’ipotesi.
E la misi in pratica.
La sola uscita più agevole, ed alla portata di tutti, era la galleria sotterranea.
Fino a che, quindi, quella porta restava chiusa, ciò stava a significare che, molto probabilmente, nessuno era uscito da Fort Apache.
Tutto questo, sempre che l’assassino fosse uno e non avesse dei complici.
Però, questa, era la sola pista alla quale potevo appigliarmi.
Dovevo solo fare una cosa e dovevo stare attento.
Nessuno avrebbe dovuto scoprirmi.
Altrimenti sarei stato incolpato di tutto quanto accaduto.
Le regole che vennero stabilite presupponevano che nessuno dovesse chiudere le porte sotterranee delle proprie abitazioni.
In primis, perché era chiusa la porta della galleria principale di accesso a Fort Apache.
Ed in secondo luogo, perché ciascuno dormiva armato, chiuso nella propria camera.
Camere che, peraltro, avevano delle porte di legno solide e spesse.
Oltre al fatto, poi, che eventuali spari sarebbero stati uditi anche dagli altri, i quali sarebbero, prontamente, accorsi.
Siccome le entrate delle singole abitazioni, che dovevano restare chiuse, erano blindate e non si sarebbero aperte nemmeno con le fucilate; l’unica strada per poter soccorrere qualcuno, erano le gallerie.
Quindi, seppur barricati in casa e, di notte, nelle proprie stanze; le porte sotterranee dovevano restare aperte.
Non sapevo appieno cosa stessi facendo.
Avevo solo un’intuizione e la stavo seguendo.
Il mio disegno si articolava in diversi passaggi, tutti collegati tra di loro.
La trama che mi ero prefissato, infatti, presupponeva il verificarsi di eventi concatenati, i quali avrebbe dovuto stendersi nell’esatto modo che avevo programmato.
E che tutto ciò avvenisse come avevo previsto; non era, per niente, detto.
Se avevo ragione, ed avevo visto giusto, dovevo azionare la reazione di una persona.
Dovevo allarmarla e costringerla ad uscire allo scoperto.
O a fuggire.
Questo suo comportamento, allora, avrebbe costretto anche l’assassino ad uscire allo scoperto.
Insomma dovevo liberare la volpe per catturare il cane….
E lo feci.
Quella stessa notte.
Tutto avvenne, dinanzi ai miei occhi come avevo previsto, passaggio dopo passaggio.
Mi nascosi nel buio.
Nelle prime ore del mattino, quando in superficie dovevano essersi illuminate le prime luci dell’alba; una figura si mosse nei cunicoli.
Furtiva e veloce, questa sagoma ignota era stata allarmata da ciò che io avevo fatto.
Ora dovevo solo attendere.
Chi sarebbe passato dopo; sarebbe stato, quasi sicuramente, l’assassino.
Però questo ultimo evento non si verificò come avevo previsto.
Il cane da presa non passò.
Qualcosa non aveva funzionato.
A meno che…………..
Corsi come un forsennato dietro alla volpe che, intanto, doveva essere già riemersa al di là del Forte.
Difatti il fuggitivo era risalito in superficie e se ne stava andando.
Mi misi alle calcagna, tenendomi, però, in disparte.
Perché forse…….
Sperai, profondamente, di aver visto giusto.
Venne giorno.
Le cose si mostrarono per quello che erano.
Caroline Ramier corse via nella boscaglia, anche se il peso dei bagagli che aveva deciso di portare con sé, la rallentavano.
Avrei potuto raggiungerla, però, ormai, avevo una mia teoria riguardo a tutta questa storia e questo era l’unico ed ultimo momento nel quale avrei potuto scoprire tutta la verità.
Mi tenni a distanza.
Caroline non doveva vedermi.
Albert Prunier comparve, quasi, dal nulla.
Caroline se lo trovò di fronte e diede un urlo.
“Dove vai dottoressa?” chiese lui.
“È morta troppa gente, Albert, non ce la faccio più, voglio andare via!”.
“Delle volte serve che qualcuno si sacrifichi perché tanti altri possano sopravvivere……”.
“Che significa Albert? Cosa vuol dire? Tu sai chi ha ucciso i nostri compagni?”.
“…Ti ronzavano troppo attorno, dottoressa…….parlavi troppo tempo con loro…
Polster era, forse, il tuo fidanzato.
Dario, probabilmente, voleva diventarlo, anche se aveva deciso di andarsene dal Forte e non potevo permetterlo.
Iwona era con te, sin dall’inizio del tuo viaggio, forse era la tua socia…..
Dovevo sapere di cosa avevi parlato con loro…”.
“Oddio li hai uccisi per questo?! Soltanto per questo?!!
Perché parlavano con me!!!”.
“No! Perché dovevo sapere che cosa tu avessi detto loro.
Quello che, adesso, tu dirai a me, devo conoscerlo solo io.
Solo così noi avremo in mano l’arma assoluta.
Non potevo permettere che altri lasciassero questi luoghi dopo aver ricevuto le tue informazioni”.
“Ma di quali informazioni parli!!? Io non so nulla!!! Voglio solo andarmene!!……..Che cosa hai fatto a Lupo? Era nella abitazione con te?!”.
“Non lo so, quel gorilla se l’è svignata senza che me ne accorgessi.
Ma poco importa, con lui ci hai parlato poco e niente; siete stati spesso in disaccordo.
Lui può andarsene liberamente.
Il problema è Valeria, lei ha abitato con te….Non posso rischiare…”.
“Non le ho detto niente! Albert non le ho detto nulla!! Non so cosa cerchi ma ti giuro che non ho detto niente a Valeria!!”.
“Ormai è tardi Caroline, devo completare il mio lavoro, non posso correre rischi”.
Camminai piano, mentre loro parlavano.
Avevo ragione su tutto.
La storia era quella che avevo immaginato.
…E questo era l’epilogo…
Mi mossi braccia a penzoloni, fino a quando non arrivai in mezzo a loro.
Mi videro e si stupirono.
“Non sei fuggito allora, camionista!” disse Prunier.
“No, non ancora” risposi: “Dovevo prima verificare una cosa, e, mentre lo facevo, ho visto Caroline che usciva da Fort Apache”.
“Ah ecco dove eri andato!………..
Comunque tu non mi interessi, puoi anche sparire”.
Prunier si girò nuovamente verso Caroline.
“Tu, invece, mi interessi Econazista, assassino schifoso….…”.
“Ah ma allora non sei uno scimmione stupido?!” Sbottò Prunier, con manifesta ironia, e rigirandosi verso di me.
“Sei della Polizia Ambientale, Albert?!! Perché hai ucciso i nostri compagni?!’” gridò Caroline.
“Dopo dottoressa, una cosa alla volta, ora mi occupo del nostro amico barbone e, poi, penso a te……e a tutti gli altri…..!”.
“Allora camionista? Come la risolviamo?”.
Non risposi.
Prunier sorrise fragorosamente: “Che fai…!?
Cos’è quella posizione?
Ti senti come un pistolero di quei vecchi film Western?
Dobbiamo fare un duello?
Però, non sento la colonna sonora ed il soffio del vento….. Ahahaahah….!!”.
Non risposi.
Prunier smise di ridere.
Si irrigidì.
Effettivamente mi sembrò, davvero, una scena da selvaggio West.
Due uomini che si fronteggiavano l’uno contro l’altro.
Uno dei due avrebbe estratto la sua arma prima dell’altro.
Chi arrivava secondo moriva.
Il gioco era questo.
Ma non me ne importava.
Quel maledetto aveva ucciso tre persone innocenti solo in base ad un semplice dubbio che gli era venuto.
Lui era un esecutore implacabile che non aveva nessuna considerazione e nessuna carità della vita degli altri.
Avrebbe ucciso anche Caroline, Valeria e gli altri.
Non potevo permetterlo.
E doveva pagare per Iwona, che era una ragazza solare, per Simon, che era un gigante buono ed anche per quel rompiballe di Dario.
Il Poliziotto Ambientale doveva pagare.
Forse sarei morto anche io, proprio in quel momento.
Però, ormai, in questa Umanità dilaniata, tutto intorno a noi era……. morte.
Ed anche io volevo la sua morte.
Come lui voleva la mia e quella di tutti.
Io, però, dovevo battermi per la vita.
Per la vita di Valeria, Caroline, Anna ed Andrea.
Volevo, solo, che loro vivessero ed andassero avanti.
Sapevo che, forse, quell’assassino sarebbe stato più veloce di me.
Pensai che, forse, saremmo morti entrambi.
Mi sembrò di vedere, in quel momento il sorriso di Gabriella e di sentire la sua voce.
Tenni gli occhi sulla mano destra di quel maledetto.
Non distolsi lo sguardo, nemmeno, quando Caroline prese ad urlare, chiedendo di fermarci.
Le urla della dottoressa mi giungevano come lontane e perdute.
Percepii la contrazione del braccio destro di Prunier, prima che si muovesse.
Quando lui arrivò ad afferrare una qualche arma posta dietro la sua schiena, io avevo già estratto la pistola dalla tasca interna sinistra del mio gilet jeans smanicato.
Lo centrai in pieno petto.
Albert Prunier volò, letteralmente, via.
Ricadde un metro all’indietro, a braccia e gambe aperte; cercò di sollevare la testa verso di me e di dire qualcosa, ma soffocò nel suo stesso sangue.
Mi avvicinai a lui puntando la mia pistola.
Verificai che fosse morto.
In quel momento giunsero Valeria, Anna e Andrea.
Erano armati.
Caroline, gridando con disperazione, cercò di spiegare cosa fosse successo, mentre Anna la sosteneva.
“Chi era Albert Prunier, Lupo?” chiese Valeria.
“Un sicario della PolVerde”, risposi.
“Perché ha ucciso gli altri del gruppo?”.
“Già! perché?…… Per fare il suo lavoro credo, per avere quello che stava cercando e per escludere la possibilità che altri se ne fossero appropriati.
Infondo non era il solo a non essere ciò che diceva di essere…….”.
Guardai Caroline, dritta negli occhi.
Avevo detto, esattamente, quello che dovevo dire in quel momento; per questo la fissai ed attesi.
Lei ansimava profondamente ed, alla fine, cedette.
“È colpa mia! È solo colpa mia!!
Sono morti tutti per causa mia!!
Come allora!!
Come è sempre stato!!!
Solo per colpa mia!!!!!
Perché io…..Io sono…..Io sono un Crudeliano!!!!!…”
Queste parole della dottoressa generarono come una deflagrazione in mezzo a noi.
Anna gridò e, per allontanarsi, quasi cadde.
Andrea rimase come ghiacciato dal terrore, sollevando un grosso arnese metallico a sua difesa.
Valeria puntò la pistola contro Caroline con una determinazione fredda che, poco, si confaceva allo sbigottimento generale che aveva attanagliato tutti noi.
Anche io tenevo la pistola puntata contro………..Valeria!
“Non farlo Valeria, non la uccidere, abbiamo bisogno di lei”.
La mia amica rimase immobile e dura nella sua determinazione; fino a quando non sembrò cambiare tono di voce; assumendo un timbro grave e solenne:
“….. Dopo che avete cancellato Dio, ora volete salvare il pianeta?
Dopo che avete soppresso i figli dell’uomo, ora volete salvare gli animali?
Dopo che avete cancellato i generi, ora volete salvare le specie?
Dopo che avete aiutato gli uomini a morire, volete salvare le foreste?
Dopo che avete divorato gli esseri umani, volete curare gli alberi?
Gli alberi nascono e crescono da soli, gli uomini no!
Noi sbagliamo, siamo fallaci e siamo umani.
Ma il Mondo di Domani sarà senza Crudeliani!”.
Anna e Andrea guardarono attoniti Valeria, in quel momento dovettero comprendere, anche loro, che lei era un membro delle Brigate Umane.
Io, invece, già sapevo che lei non aveva mai, realmente, smesso di essere un Androguerriero.
“Ora pronuncia per l’ultima volta la tua schifosa preghiera, Mangiateste……..
Recita il tuo Libera Mater, tanto li troverò, lo stesso, quei Files!”.
Caroline Ramier guardò il cielo, sembrava quasi in catalessi, quando rispose: “No Valeria.
Mai più……….
Non dirò mai più quelle parole……
Muoio libera dal mostro che sono stata e dalle mostruosità in cui ho creduto…….
Però i Files non li ho più con me, ed è la verità”.
“Li ho io i tuoi Files” intervenni: “Comandante Valeria, se è questo il tuo vero nome.
Sono in una chiavetta e si trova nel taschino interno della mia giacca”.
Valeria si girò, allora, con un movimento fulmineo ed, allontanandosi da me, puntò la sua arma contro tutti noi.
“Voi non avete nulla da temere!” esclamò: “Voglio quella chiavetta e voglio….lei!
Voi potete andare per la vostra strada.
Siete puliti, a voi non sarà torto un capello.
Lei no…..Lei è nostra…….Voi non la conoscete!
Caroline Ramier non è la placida e tenera dottoressa che vuole mostrare di essere.
È colei che è conosciuta con il nome di Morte Bionda!
È tra gli ispiratori della ideologia dei Crudeliani!!!!
È il loro Profeta!!
Colei che vuole lo sterminio della razza umana per preservare il pianeta!!!
Lupo ti prego, dammi quella chiavetta!”.
“Te la do, ma la dottoressa viene via con noi, non te la faccio ammazzare”.
Io e Valeria ci puntavamo, le rispettive armi, uno contro l’altro.
“Lo sai che questo non è possibile” rispose l’Antropartigiana: “Ora sai chi è lei e quale è stato, sin dall’inizio, il mio compito.
Non so come hai fatto a capire tutto; però adesso è tardi, questa è la resa dei conti.
Questa è la fine.
O lo sarà per lei, o lo sarà per tutti noi!”.
“Non ho paura di nessuno Valeria, lo sai” risposi: “Perché non mi frega di lasciarci le penne.
L’unica cosa che voglio adesso è andarmene in Siberia, lontano dalle vostre follie, e nel posto che dice Caroline.
Solo che per arrivarci, abbiamo bisogno di lei.
All’inizio non avevo capito il gioco ed i giocatori di questa schifosa partita.
Però, poi, tutti gli eventi che si sono susseguiti mi hanno, man mano, aperto gli occhi; ed, allora, ho cominciato a rimettere insieme i tasselli di tutta questa storia.
Tu e Carmen avevate bisogno di una copertura per la vostra missione ed avete scelto un cacciatore barbuto che viveva in un casolare abbandonato.
Avete pensato che la Ramier stesse nell’agriturismo che attaccammo.
Ma lei non era lì.
Hai deciso di rimanere con me, dopo, per avere una copertura credibile, però, intanto, cercavi lei.
E la trovasti.
Invece tu, dottoressa…..
Quando ci scontrammo con i Crudeliani, andasti a parlare con loro, ben sapendo che non si trattava di un gruppo di “fighettini” green in scampagnata.
Tu sapevi chi fossero e cosa volessero…………..
Allora diedi inizio io, inavvertitamente, allo scontro.
Eri in prima fila, eppure i cecchini ammazzarono quelli dietro, ma non te.
Questa cosa mi sembrò alquanto strana, insieme ad un altro particolare.
Si dice in giro che i Mangiateste, prima di cannibalizzare le vittime, recitino una loro preghiera.
Le uniche due parole di questa terrificante orazione che abbia, mai, sentito proferire, in giro, sono solo “Libera Mater”.
Anche perché, tutti quelli che sentono pronunciare tale invocazione, di solito, non sopravvivono per raccontarla.
Tu, invece, Caroline, dopo l’imboscata dei Crudeliani, dicesti una cosa che mi allarmò: Confermasti, cioè, che uno di loro aveva pronunciato tale preghiera, ma la chiamasti: “Libera Mater de Immundo Semine”.
Non ho mai sentito nessuno, in vita mia, conoscere tante parole di quella sinistra supplica!
Cominciai a pensare che non eri sopravvissuta a quell’agguato, solo perché scampata per miracolo.
Ebbi l’impressione che eri ancora viva perché i nostri aguzzini non volevano che tu morissi.
Almeno non prima di aver cantato.
Volevano solo che tu tornassi indietro o che dessi loro quello che, essi, stavano cercando.
Quando, poi, giungemmo a Grunes Feld, lo scenario cambiò.
Lì non eri al sicuro, come con i tuoi sodali.
Perchè qualcuno, probabilmente, ti conosceva o ti riconobbe.
Per questo quegli Androguerrieri si decisero ad organizzare il nostro sterminio………………
Tu, invece, avresti potuto fermarli, Comandante Valeria.
Però non lo hai fatto, perchè la tua copertura sarebbe saltata.
Ed allora fu battaglia.
Quando, poi, ritrovammo il nostro gruppo a Sopron, nel Campo di Rieducazione.
Non so dire se, in quell’occasione, la comitiva venne catturata per una coincidenza fortuita o perchè era stato Prunier a contattare la Polizia Ambientale.
Penso più alla prima ipotesi, perché l’obiettivo non era catturare Caroline, ma era appurare se fosse ancora in possesso di quei dati con i quali era fuggita.
E soprattutto bisognava cercare di sapere se li avesse comunicati a qualcuno ed a chi.
Sta di fatto, comunque, che tu non volesti lasciare la città, nonostante i nostri compagni fossero rinchiusi in una fortezza inespugnabile.
Non potevi lasciare la città, ovviamente, perché dovevi trovare la chiavetta e, perché, dovevi attendere l’arrivo del tuo Battaglione con gli Aviocopteri invisibili.
Battaglione che tu, in qualche modo, avevi chiamato!
Appena siamo arrivati in questo strano posto, poi, chiusi e nascosti al mondo esterno; siamo divenuti come degli animali in gabbia.
Ognuno doveva fare il suo gioco in fretta, perché nessuno sapeva a chi appartenesse questa struttura e se stessero arrivando i rinforzi.
A quel punto bisognava capire chi fossero gli altri membri del gruppo e, soprattutto, da che parte stavano.
Era, dunque, divenuto vitale ed impellente conoscere dove Caroline avesse quei dati e se li avesse consegnati, o comunicati, a qualcuno di noi.
Così è cominciata la mattanza di Prunier.
Quella che lui non poteva mettere in pratica mentre viaggiavamo nei boschi o affrontavamo i pericoli che abbiamo incontrato.
Questo sicario della PolVerde, penso, avrebbe iniziato e terminato il suo lavoro in Siberia; una volta che ci fossimo stanziati in quel luogo.
I dati di Caroline erano il suo obiettivo; ottenuti quelli, poi, avrebbe fatto piazza pulita dei testimoni.
Quando, invece, si è accorto che avevamo deciso di non andare più in Siberia e di fermarci a Fort Apache, temendo che potessero sopraggiungere forze concorrenti e nemiche; Prunier ha cominciato il suo lavoro, facendo fuori coloro i quali stavano più vicini alla dottoressa, o erano con lei da prima che si aggregasse lui.
Anche perché, credo, anche lui deve essere stato assalito dal dubbio su quale delle parti in gioco avesse edificato il Forte.
Sono certo che la storia sia andata in questo modo…”.
Valeria rimase in silenzio: “Scommetto, allora, che sai anche cosa contiene quella chiavetta…”.
“Immagino” risposi: “È una chiavetta di un pezzo grosso dei Mangiateste.
Uno dei capi assoluti dei Crudeliani.
Quindi, in questo dispositivo, penso ci devono essere i nomi, le foto e tutte le informazioni di tutti i Mangiateste del mondo; compresi i loro covi”.
“Comprendi allora quanto sia importante quell’aggeggio, Lupo?” rispose Valeria soddisfatta: ” I Crudeliani sono quelli che ti hanno portato via Gabriella.
Con i dati racchiusi in quella chiavetta, noi li stermineremo tutti.
Non faranno mai più del male a nessuno!”.
“Potete sterminare tutti i Crudeliani che volete” risposi secco: “Tanto ne arriveranno degli altri.
Il problema non sono gli uomini, sono le loro idee.
Brigate Umane, Polizia Ambientale e Crudeliani possono, anche, essere estinti completamente; ma niente impedirà ad altre persone di assimilare e perseguire le loro idee.
A me non frega niente, di nessuno di voi!
Prenditi pure la tua fottuta chiavetta e pensa a vincere la tua guerra, magari lasciando a terra anche tante vittime collaterali!
Problemi vostri!
Ma Caroline Ramier viene con me!”.
“Lasciale fare il suo dovere, Lupo” intervenne Caroline: “Prendi le mappe ed andate via di qui.
Tu, Anna e Andrea raggiungete la Siberia.
Lì sarete al sicuro ed io sarò felice per voi.
Io resto qui.
Dovunque vado c’è morte.
Basta.
Io…… adesso…..Io sono stanca…….”.
“Non mi incanti con i tuoi sermoni, cannibale!!” proruppe Valeria.
“Sono sicura che li lascerai andare per la loro strada” continuò la Ramier: “Il Comandante Valeria Silvano deve fare il suo dovere, ma l’architetto Erika Rizzo vuole bene a Lupo…
Il Capitano Carmen Darseno, anzi la professoressa Clelia D’Amico, era tua amica ed il tuo braccio destro, ma non era la tua compagna; io sono una donna e lo vedo come guardi Lupo….”.
Caroline sorrise.
Valeria, invece, assunse un espressione folle che bramava sangue: “Come fai a conoscere i nostri nomiiii……??!!!”.
La dottoressa parve, in quel momento, come se volesse accendere la miccia di una carica esplosiva.
“In quei Files ci sono anche tutti i vostri nomi e tutte le vostre basi….”.
Furono le ultime parole di Caroline Ramier.
Valeria urlò con una furia disperata e scaricò l’intero caricatore della sua pistola su Caroline.
Io rimasi fermo come di ghiaccio, vidi la dottoressa cadere giù.
Fu allora che il mio corpo si mosse, quasi, autonomamente.
Non ebbi il coraggio di sparare.
Non ce la feci.
Mi lanciai su Valeria e le tolsi la pistola, ormai scarica, spingendola e facendola cadere.
Anna urlava e piangeva, mentre Andrea non riusciva nemmeno a parlare.
Io abbassai la mia pistola, sapevo che non avrei, mai, potuto sparare a Valeria.
“Dammi la chiavetta Lupo! Dammela!!” disse lei urlando disperatamente: “C’è il futuro dell’Umanità in gioco!! Come fai a non capirlo!!!??”.
Io guardai Caroline a terra.
Poi guardai la mia amica che l’aveva uccisa.
Valeria sembrava, in quel momento, avere il volto trasfigurato dalla insana follia che la pervadeva.
Mi diede l’impressione che, in nome di ciò che sentiva giusto, e se avesse potuto, ci avrebbe uccisi tutti.
Non dissi una parola.
Presi la chiavetta e la lanciai a Valeria.
Lei parve rasserenarsi.
“Dovevo farlo, Lupo!….Dovevo farlo!……Lei conosceva i nostri nomi, le nostre vite, le nostre case, le nostre famiglie e i nostri eserciti……Sarebbe stata la nostra fine!
Avrebbero vinto loro! Lupo ascoltami!!!
Avrebbero vinto i cannibali!
I mangiauomini………Non potevo permetterlo……Non avevo scelta…..
Ti prego cerca di comprendermi!!…….”.
Non la stetti nemmeno a sentire.
Mi avvicinai a Caroline.
Era rimasta con gli occhi aperti, come se avesse voluto guardare il cielo un ultima volta.
Le chiusi gli occhi lasciandole impressa quell’immagine…
Chiesi ad Andrea di darmi una mano.
Andammo a prendere delle pale.
Mentre io, Anna ed Andrea scavavamo la buca dove avremmo deposto Caroline Ramier, Valeria si rialzò riacquistando la dignità di un soldato.
Rimase a guardarci, in silenzio.
“Tra poco verranno a prendermi, Lupo” disse: “Venite con noi, sarete al sicuro, nessuno vi potrà più fare del male”.
Nessuno rispose.
Terminammo il lavoro e restammo in piedi dinanzi alla tomba che avevamo scavato.
Facemmo una croce con delle aste di ferro legate e la deponemmo sul sepolcro.
Valeria rimase dietro di noi, in silenzio; fissava la tomba di Caroline.
Io recitai una vecchia preghiera che ricordavo dall’infanzia…..il Padre Nostro….
Tornammo, quindi, al Forte e facemmo i bagagli.
Prendemmo quel che era necessario e lasciammo Fort Apache intatto.
Resettammo il sistema gestionale, cancellando ogni traccia o memoria della nostra presenza.
Forse, agimmo allo stesso modo di tutti quelli che erano stati in quello strano luogo prima di noi.
I quali, probabilmente, erano finiti a scannarsi tra di loro, esattamente, come noi.
Valeria, intanto, si fermò in giardino in prossimità della abitazione più grande e proiettò un ologramma con la chiavetta di Caroline.
Rimase fredda per ciò che vide, ed, allora, entrò di corsa nella casa.
Inserì la chiavetta in un computer per inviarne il contenuto a chi lo stava attendendo.
Prima, però, l’Androguerriera, volle controllare ciò che aveva visto all’esterno.
Un dettaglio che l’aveva atterrita.
Ne ebbe la tragica conferma.
La chiavetta era vuota……
Non c’era nulla….Nulla!
Caroline Ramier aveva cancellato i dati raccolti, in anni di spionaggio, dalla sua squadra segreta.
Li aveva cancellati da ogni dispositivo e, forse, in quei giorni, anche dalla sua chiavetta.
Valeria controllò ogni computer di quel luogo, ogni file, ogni cartella.
Cercò disperatamente quei dati che, lei sperava, la dottoressa avesse lasciato da qualche parte.
Non c’era nulla.
Valeria spulciò eventuali mail o messaggi inviati con quei dispositivi; però non vi era, lo stesso, niente.
La dottoressa aveva cancellato tutto!
Caroline Ramier aveva, semplicemente, deciso che quella guerra non era più la sua guerra.
Che nessuno mai, sarebbe più morto per causa sua………A parte lei.
Valeria lo comprese e rimase senza fiato, si portò le mani in volto e pianse….
Per Caroline, per lei, per il mondo…….
Ci corse dietro mentre andavamo via.
“Lupo hai cancellato tu i dati dalla chiavetta? Ti prego dimmelo! Sei stato tu o lo ha fatto Caroline?
Ti prego dimmelo!!”.
“Avresti potuto chiederglielo” risposi furente: “Invece di ucciderla come un cane, senza nessuna…..Umanità!”.
Valeria chiese perdono, disse che non era riuscita a controllarsi, disse che non avrebbe dovuto uccidere Caroline; che aveva sbagliato.
Forse, in quel momento, Erika Rizzo prese il posto del Comandante Valeria Silvano.
Forse…per sempre.
Io, Anna ed Andrea lasciammo quel luogo e ci incamminammo verso il nostro domani.
l’autore
Giuseppe Borrelli nasce a Caserta il 14/12/1973.
Vive e risiede a Calvi Risorta, piccolo centro della provincia di Caserta, ai piedi del Monte Maggiore. Ha intrapreso gli studi classici ed umanistici, diplomandosi al Liceo Classico “A.Nifo”. Laureato in Giurisprudenza alla Seconda Università degli Studi di Napoli, Avvocato ed ex giornalista pubblicista.
Ha iniziato a svolgere la attività di pubblicista come inserzionista per riviste quali “ Presenza Missionaria” e testate di cronaca locale come “Sting”. Ha collaborato con il quotidiano “ Il Mattino” e con alcune emittenti televisive campane.
Studioso ed appassionato di Fisica e Scienze Astronomiche. Autore, principalmente, del genere Fantasy e Fantascienza, ha sviluppato anche narrazioni a carattere Storico, Thriller e racconti Horror. Tra le sue pubblicazioni: “Il Volto della Bestia”, “Gamurra”, “L’Androzoide”, “I Guardiani di Rameno”, “Il Luparo” La Favola del Sempregiorno” e “The Globster. Il Demone del Corallo”.