Un centinaio di visitatori sono stati i protagonisti dell’ apertura straordinaria al pubblico dei lavori di restauro della Villa di Diomede, uno dei primi edifici ad essere scavati a Pompei, tra il 1771 e il 1775, meta fondamentale per tutti i viaggiatori ottocenteschi del Grand Tour. I 100 privilegiati sono stati guidati da tecnici e restauratori del Parco Archeologico di Pompei partecipando all’evento dal titolo ”Su il sipario! Cantiere in scena”.
I lavori e i restauri in corso – che termineranno a settembre – rientrano nell’Intervento Grande Progetto Pompei I – Restauro dell’area della necropoli di porta Ercolano e sono diretti dall’architetto Annamaria Mauro; il responsabile unico del procedimento è Armando Santamaria. Le imprese esecutrici sono la De Marco srl di Bari e la Lithos srl. di Venezia. ”L’evento si inserisce in un filone di iniziative ispirate al concetto di Archeologia Pubblica, promosse dal Pap, in collaborazione con gli operatori economici, nel caso specifico la De Marco e Lithos, che avevano proposto la loro partecipazione in sede di gara come miglioria – spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – Una buona pratica che può rappresentare un modello per i futuri cantieri del Parco cosi’ come di ogni sito archeologico”. La Villa di Diomede si sviluppa scenograficamente su tre livelli aprendosi con giardini e piscine verso l’antica linea di costa. E’ uno degli edifici più grandi dell’intera città con un’estensione di 3.500 metri quadrati. Entrando, si accede direttamente al peristilio, attorno a cui si dispongono gli ambienti più importanti della casa come il triclinio. Uno degli spazi più suggestivi è il bellissimo giardino al centro del quale vi era un triclinio coperto da una pergola per i banchetti estivi e una piscina.
Vicino alla porta che dava accesso alla zona di servizio sono state trovate due vittime, una delle quali aveva un anello d’oro e una chiave d’argento oltre a un tesoretto di 1.356 sesterzi.
Il passaggio dei viaggiatori del Gran Tour nella domus è testimoniato dai graffiti che riportano i nomi, come quello del Conte di Cavour. In questa domus è ambientata “Marcella” di Théophile Gautier.