Un giorno di festa in un posto qualunque, che poi tanto qualunque non è. A volte è solo importante capire cos’è per noi quel qualunque, quell’altrove che è tutto e niente, dipende da che angolazione lo guardiamo.
In questo caso, per quest’occasione, il luogo ha un senso di appartenenza, non per ragioni di nascita o che, ma per un attaccamento alle usanze e ai costumi che fan da collante, indipendentemente dal quartiere o dalla città in cui ci si è trasferiti.
Una famiglia e un gruppo di amici si divertono con poco, risate, gesti semplici, complicità e somiglianze, nel sangue, negli interessi in comune.
Nella provincia di Reggio Calabria, in un cortile con spicchi di verde qua e là e blocchi di cemento intorno, si celebra un rito: i presenti godono dell’allegria espressione dei loro occhi, quella stessa allegria così calda che combatte il freddo grigio calcestruzzo di città. Una carrellata di scatti ritrae un pomeriggio di festa. Volti nitidi alcuni, altri meno. Facce con solchi, rughe, vissuti, sofferenze e sguardi profondi, pieni di gioia, di speranza per quell’altrove che si progetta e si aspetta pieno di sogni, di riscatto.

La redazione di Leggoscrivo ha il piacere di condividere con la sua community il bellissimo lavoro del reggino Antonio Sollazzo, fotografo e giornalista calabrese classe ’62. Un reportage di sette scatti in bianco e nero dal titolo “Un giorno di Festa”, esposto in occasione dello Slow Festival nell’ambito della mostra “Immagini vaganti – festival nomade del fotoreportage”.

Author