Cari lettori,
mancano pochi giorni a Natale. Un Natale decisamente diverso da quello che ci saremmo aspettati e sicuramente non previsto quando il 2020 è iniziato.
È stato un anno assurdo, pieno di insidie, difficoltà, momenti no, e tanta tanta tanta paura. Eppure, anche quando sembra che tutto sia nero, che il mondo intorno si stia sgretolando, capitano cose belle.
Io mi accingo a fare il classico resoconto di fine anno. Di difficoltà ne posso contare tante (e tante altre ce ne saranno nel 2021, credo sia normale altrimenti una vita senza stimoli e ostacoli da superare sarebbe solo piatta e monotona) ma voglio accantonarle e pensare anche alle tante cose belle che sono accadute, seppur piccole e per gli altri insignificanti, a quanti limiti sono riuscita a superare e soprattutto barriere, spesso autoimposte per chissà quale ragione. Guardo a cosa ho adesso, con chi passerò l’anno che sta finendo, all’amore che mi circonda. L’ho capito: ho la mia famiglia che mi protegge, composta da pochi elementi forse, ma in tutte le insidie, nel lockdown, nelle vittorie, nella quotidianità è stata la mia roccia, la mia garanzia.
La famiglia è la cosa più importante. Non importa quanti momenti difficili dovremo affrontare, ce ne saranno sempre. Piuttosto che lamentarci di un caffè non perso ma solo posticipato, o di chissà quali cretinate, pensiamo alla grande fortuna che abbiamo: l’amore dei nostri cari. Purtroppo troppe persone quest’anno hanno perso una parte del loro cuore, della loro forza, hanno perso il sorriso.
Con questa premessa ho pensato al libro giusto da presentarvi oggi (credo sia doveroso staccarsi dal genere consigliatovi nelle ultime settimane), e mi è venuto in mente un bellissimo libro di Catena Fiorello “Picciridda”. In questo libro senti sulla pelle il significato della famiglia, tema centrale per me oggi, e soprattutto la figura dei nonni (che siano benedetti sempre i nonni), che purtroppo in tanti abbiamo perso in questo anno.
Picciridda in dialetto siciliano indica una piccola ragazza, una bambina. “Picciridda” è la storia di Lucia che negli anni Settanta vive in un piccolo paesino siciliano affacciato sul mare. Tra queste pagine Lucia dovrà affrontare un dolore comune a molte persone nel corso del ‘900 (ma credo che sia un argomento attuale tanto quanto in passato) ovvero l’emigrazione dei propri genitori in Germania, i quali sperano di trovare in questo Paese la “fortuna” che nel loro non hanno trovato.
La picciridda viene affidata alla burbera (ma inimitabile e forte) nonna paterna, che con i suoi modi bruschi ma anche dolci tenterà di lenire il dolore dell’allontanamento della famiglia. Lucia troverà conforto nella sabbia, nelle passeggiate in riva al mare, ma anche in tante persone buone.
Nell’attesa di ricongiungersi con la sua famiglia, che le manca come mai avrebbe immaginato, Lucia cresce con risentimento e rammarico ma anche con tanta dolcezza e bontà d’animo. Scoprirà tanti sentimenti, conoscerà l’abbandono, l’amore, la solitudine, l’altruismo, la violenza…
In un mare infinito di sentimenti ha scoperto che quella nonna così brusca e goffa è il porto più sicuro al mondo.
Per me “Picciridda” è iniziato subito con un ricordo: quello della mia adolescenza, di quando nei pomeriggi di solitudine mi rifugiavo nella vastità del mare, e lì potevo vagare, fuggire, sognare.
“Anche i sogni più irrealizzabili trovano un senso se sostenuti dalla speranza. Altrimenti sarebbero follia”.
Picciridda è la testimonianza di un mondo che solo apparentemente cambia, di come la storia si ripete. Picciridda racconta di gente del Sud che è costretta a lasciare la propria terra, i propri affetti, i propri amori, con tutte le conseguenze e i dolori che emigrare comporta, per chi parte e per chi resta.
Ieri, sì, ma oggi non è poi così diverso.
Picciridda è Lucia, ma anche tutte le figlie e i figli, che si sono sentiti abbandonati, ma troppo indifesi per comprendere il dolore di chi è partito nella speranza di un futuro migliore.
Leggendo queste pagine scopri che Picciridda è lei, Lucia, che in quell’età in cui tutto dovrebbe essere felice e ingenuo ha dovuto scoprire troppi dolori. Ma Picciridda è anche il richiamo rauco e dolce di una nonna che dietro la sua pelle ruvida attira a se la sua nipotina impartendo ordini carichi d’amore.
“Picciridda” è quella bambina che ha avuto la fortuna di aver avuto una nonna che le ha insegnato ad essere donna.
In questi giorni in cui saremo costretti ad affrontare una festa fatta di calore e condivisione in modo solitario pensiamo ai nostri affetti, pensiamo a quei genitori, amici, nonni, che non ci sono più. Accendiamo un lume per loro, abbracciamo chi possiamo avere vicino a noi e ringraziamo perché possiamo.
In questi giorni il mio pensiero va a tutte le famiglie.
“Dare un senso al nostro percorso di crescita interiore è necessario, ma sulla propria storia bisogna fare un serio lavoro di scrematura. Infatti ho preferito dare importanza solo a ciò che mi ha arricchito. E su tutto ha prevalso la figura di mia nonna”.
Ester
Autore: Catena Fiorello | Casa editrice: Giunti | Anno di pubblicazione: 2017