Orietta Berti si racconta per la prima volta in “Tra bandiere rosse e acque santiere”, un’autobiografia ricca di aneddoti inediti, impreziosita da sedici pagine di fotografie rare, che sarà in libreria il 22 settembre per Rizzoli.
“La prima volta che mi sono tagliata i capelli corti corti avrò avuto una decina d’anni. L’Ombretta, mia cugina, più grande di me di tre anni, aveva cominciato a portare il caschetto: è stata la prima, in famiglia, a fare una scelta così moderna. Erano gli anni Cinquanta” ricorda la Berti.
Tra i personaggi più amati e popolari della canzone e della televisione italiana, con oltre 16 milioni di dischi venduti e 13 partecipazioni al Festival di Sanremo, Orietta Berti ripercorre cinquant’anni e più di vita, di carriera e di storia d’Italia, partendo da Cavriago, il suo paese d’origine in provincia di Reggio Emilia.
“Oggi, se mi capita di passare per la piazza di Cavriago, mi torna in mente quando andavo ai comizi con la mia mamma, che mi teneva sulle spalle e mi faceva reggere la bandiera rossa, e sento di nuovo l’odore dei petali che spargevo con mio papà sul sagrato di San Terenziano” racconta Orietta.
C’era una volta una bambina che odiava le bambole, altro che collezionarle come avrebbe fatto poi da adulta. Amava piuttosto stare all’aria aperta con i bambini del suo paese e combinarne di tutti i colori mentre sua mamma, la Olga, era impegnata a gestire la pesa pubblica: magari rischiando di finire risucchiata in una concimaia, o di annegare in un canale dopo aver sceso un’intera rampa di scale in bicicletta.
Poi un giorno quella bambina, l’Orietta, cresciuta in un mondo alla Guareschi, tra i comizi del Pci e la messa la domenica, scopre di avere una voce meravigliosa, e incoraggiata dal papà inizia a cantare, e da allora non smetterà più.