Ciao a tutti.
Quelli che stiamo vivendo sono giorni decisamente difficili. L’Italia intera sta affrontando qualcosa di grande, ma insieme, uniti stiamo dimostrando la nostra bravura.
Per tenervi compagnia oggi voglio parlarvi di un libro a dir poco eccezionale. Sono molto felice di potervelo raccontare.
Per prima cosa leggiamo la trama del libro, le cui parole sono da attribuire a Peter Cameron:
«William Stoner ha una vita che sembra essere assai piatta e desolata. Non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato; mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita; per quasi quarant’anni è infelicemente sposato alla stessa donna; ha sporadici contatti con l’amata figlia e per i suoi genitori è un estraneo; per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù. Non sembra materia troppo promettente per un romanzo e tuttavia, in qualche modo, quasi miracoloso, John Williams fa della vita di William Stoner una storia appassionante, profonda e straziante. Come riesce l’autore in questo miracolo letterario? A oggi ho letto Stoner tre volte e non sono del tutto certo di averne colto il segreto, ma alcuni aspetti del libro mi sono apparsi chiari. E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. È il caso che abbiamo davanti. La prima volta che l’ho letto sono rimasto sbalordito dalla qualità della scrittura, dalla sua pacatezza e sensibilità, dalla sua implacabile chiarezza abbinata a un tocco quanto mai delicato. Dio si nasconde nei dettagli e in questo libro i dettagli ci sono tutti: la narrazione volteggia sopra la vita di Stoner e cattura ogni volta i momenti di una realtà complessa con limpida durezza […], e attraversa con leggera grazia il cuore del lettore, ma la traccia che lascia è indelebile e profonda».
Ho ben impresse le sensazioni che ho provato appena terminato il libro: turbamento e vuoto.
“Stoner” credo sia quasi un libro indefinibile. Racconta della vita di Stoner, punto. Nasce, cresce in campagna ed è abituato solo a lavorare la terra, i suoi rapporti con gli esseri umani sono limitati; poi va all’università se ne innamora fino a diventare un professore che affronta il suo status attraverso varie fasi (è passivo, poi euforico, poi sconfitto, poi combattivo); si innamora e si sposa, il suo matrimonio è privo di conforto; ha una figlia, un’amante; solo due amici e i suoi studenti. Poi diventa anziano.
Finito.
Basta.
Niente da aggiungere.
Eppure in una trama apparentemente piatta si celano pagine così commoventi e strazianti da lasciarti un vuoto incolmabile.
Non vuoi solo bene a Stoner. Lui diventa una persona reale. È uno di quei personaggi che resterà al tuo fianco per sempre. Stoner e Stella di “Follia” (restate collegati presto ve ne parlerò) resteranno dei protagonisti indimenticabili a cui ripenserò spesso con affetto.
Una lacrima ha rigato il mio viso leggendo l’ultima pagina, l’ultima riga, l’ultima parola.
Vi prego, fatevi un favore: leggetelo!
“A quarantatré anni compiuti W. Stoner apprese ciò che altri, ben più giovani di lui, avevano imparato prima: che la persona che amiamo da subito non è quella che amiamo per davvero e che l’amore non è una fine ma un processo attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un’altra”.
La parola chiave di questo romanzo è: passione.
(e non intendo quella amorosa, ma la passione per ciò che si fa anche quando non sappiamo chi siamo o chi vorremmo essere).
Buona lettura e alla prossima presentazione.
Ester
Autore: Jon Williams | Casa editrice: Fazi Editore | Anno di pubblicazione: 1965 (USA)