“Il dolore di prima” è debutto nella scrittura a forma romanzo di Jo Lattari.
Franco Cordelli, il grande critico teatrale del Corriere della Sera, nella prefazione a questo testo – sospeso tra teatro e narrativa – individua tra le righe cinque momenti, cinque spazi, per una corrispondente chiave di lettura. Non capita tutti i giorni un debutto editoriale di un testo pensato per il teatro direttamente in forma di libro. Certo, “Il dolore di prima” diventerà uno spettacolo, andrà in giro nei principali teatri italiani ma, nel contempo ,il libro, in modo molto originale, precede il debutto e la tournée dando dunque modo a chi leggerà di filtrare, capire e poi magari avere una riprova delle sue sensazioni direttamente dal palcoscenico.
In linea con comprovati temi funzionanti nella narrativa contemporanea, di successo non solo in libreria ma anche in televisione – il riferimento ad esempio alla Amica Geniale potrebbe essere per nulla casuale – “Il dolore di prima” è una storia famigliare, una di quelle storie che sembrerebbe un sequel se solo esistessero ancora le famiglie di un tempo. In realtà, pur essendo una storia “quasi” di oggi questo testo rappresenta un archetipo di tutte le famiglie del nostro Paese e, in particolar modo, del sud del nostro Paese. Quel sud che ha dato tanto alla letteratura e che così tanto sta dando alla fiction. “Il dolore di prima” di Jo Lattari è dunque a suo modo un sempreverde e per questo potrebbe essere ben accolto in libreria la prossima primavera. Nel senso che potrebbe riaccostare i tanti lettori ormai perduti alla fruizione del testo teatrale (perduti più per mancanza di proposta che per scarsa volontà di lettura) e magari riaccendere passioni che sgorgano dalla conoscenza diretta del problema o meglio, del tema centrale: la famiglia.
L’autrice, non nuova alla scrittura ma quasi debuttante in libreria, scoperta sorprendentemente dal critico più temuto e apprezzato del teatro italiano, sembra indicare una strada, quella del ritorno ad una lettura intrigante e classica. Quella di un dialetto mentale più che di una lingua parlata, dove per dialetto mentale si potrebbe intendere quel riferimento altissimo che è Natalia Ginzburg e il suo “Lessico famigliare”, un piccolo libro che ha fatto scuola ed epoca e ha fatto comprendere a tutti che (quasi una citazione) ogni famiglia è “famiglia” a modo suo.
La qualità, poi, della ormai conclamata scrittura “al femminile” non intendendo quest’ultima come genere ma come potente realtà emergente, sembra fare il resto per accreditare a questo testo ottime chances editoriali e soprattutto una possibile lunga vita sugli scaffali, corroborata dalla tournée omonima, dalle presentazioni e dalla ampia campagna di comunicazione che l’editore ha intenzione di costruire intorno a questa uscita.
Jo Lattari è nata in provincia di Cosenza nel 1976. Insegna italiano, latino e greco nei licei. Un suo racconto, “Vado all’America” è stato pubblicato su Corriere.it nel 2014. Feltrinelli ha pubblicato nel 2015, nella antologia “Ypsilon tellers”, il racconto “Countdown. La storia del pesce Nicola e della ragazza che gli prestò il nome”. Nel 2017 Futura, testata online del Corriere della Sera, pubblica il suo racconto “La terrazza”. Nel 2015 scrive, con Marco Mottolese “Muri in transito” trattato socio-poetico sulle scritte murarie. Nello stesso anno collabora alla scrittura dell’atto unico “Polvere” recitando poi come co-protagonista nella omonima tournée che tocca i principali teatri italiani. È autrice del documentario “L’Isola di Bonaria“ che nel 2015 ha vinto il festival cinematografico ETuscia, a Tuscania.