Avete presente uno scrigno? Uno scrigno di quelli preziosi, piccoli ma con dentro tesori inestimabili. Ecco, Civita ai miei occhi è apparsa esattamente così. È un paese di poco meno di mille anime ma ricco di una bellezza come pochi all’interno del Parco del Pollino. A Civita ho imparato tanto della loro antica storia mescolata a quella degli albanesi scappati dalla madre patria nel quindicesimo secolo durante le persecuzioni turche. È anche grazie alla loro cultura e ai loro insediamenti se Civita fa parte della rete dei Borghi più belli d’Italia.
Una delle cose che caratterizzano Civita è il ponte del diavolo. Anche il nome è caratteristico: raccontano, infatti, che sia chiamato così perché il luogo in cui è costruito appariva inaccessibile all’uomo. Come sarà stato costruito? E quando? Il periodo si fa risalire al Medioevo e il luogo dove è costruito ha fatto credere che ci fosse la mano demoniaca e non umana. C’è poi chi racconta che ci fu un patto fra il diavolo e l’uomo che volle farlo edificare in cambio dell’anima del primo essere umano che vi transitasse. L’uomo ci fece passare una pecora scatenando l’ira del diavolo che cercò di distruggere quel ponte costruito da egli stesso troppo bene. Così bene che cadette nel fiume mentre il suo ponte rimase lì.
Durante la mia visita a Civita sono rimasto colpito anche dalle architetture religiose come Santa Maria Assunta o ancora dall’interessante Museo etnico arbëreshë. Impossibile poi non restare affascinati dalle Case Kodra: nel borgo si possono incontrare queste case “parlanti” che hanno il viso umano con occhi, naso e bocca chiamate così in omaggio al pittore albanese Ibrahim Kodra. Sempre guardando le case di Civita si possono notare i particolari comignoli dalle forme più varie e diversamente agghindati a seconda dell’estrazione sociale delle famiglie. L’ennesimo carattere distintivo di un luogo piccolo ma pieno di bellezze che incantano.